domenica 29 dicembre 2013

Chiacchiere da Bar Sport: peccato che l'Economia non sia il Calcio

Una constatazione amara: la stragrande parte delle persone, anche quelle laureate (forse soprattutto quelle laureate) parla di economia con la stessa superficialità con la quale si parla di calcio al bar. Si legge qualche articolo di giornale, qualche dato qua e là e poi si pontifica. Se uno è di destra dà la colpa al sindacato, se di sinistra alla rendita e si chiede la patrimoniale. Tutti sia di destra che di sinistra addosso alla spesa pubblica e alla corruzione.
Che immense banalità!
Cito a memoria: negli ultimi 20 anni la tassazione sulla rendita finanziaria è passata da 0 poi al 12,5 poi al 20 e oggi al 22% poi i bolli e la Tobin Tax e tutto il resto per non parlare di IMU, coefficienti catastali quadrupicati. Il risultato: mercato finanziario tra i più asfittici del mondo e investitori che scappano a gambe levate, mercato immobiliare in crollo con tutto il corollario di disoccupazione e chiusure di aziende.
Per quanto riguarda la flessibilità del lavoro..... Abbiamo già una miriade di contratti che permettono di mantenere la flessibilità per i nuovi assunti per anni, io stesso li ho applicati. Il sindacato oggi è molto meno forte che 20 anni fa. E vogliamo parlare della legge sull'aumento dell'età pensionabile.....è la più rigorosa d'Europa. Eppure l'occupazione è in crollo verticale.
Spesa Pubblica: il Saldo Primario dell'Italia dal 93 ad oggi è stato di 740 Miliardi. Si proprio così, 20 anni di saldo primario dal 93 ad oggi escluso l'anno orribilis del 2009. Nessun paese in Europa ha saputo far meglio. (lo spiego per i non addetti ai lavori: il saldo primario è la differenza tra entrate dello stato (tasse) e tutte le uscite dello stato (amministrazione, sanità, esercito, scuola, giustizia, investimenti etc) escluso gli interessi. Quindi la spesa pubblica è stata costantemente ridotta per 20 anni con veri e propri crolli per la scuola o per la difesa. Il taglio alla spesa per la politica (1MLD) proposto da Renzi se applicato ridurrebbe la spesa pubblica annuale del 0.12%
Così non se ne esce.

martedì 24 dicembre 2013

Santo Natale

La luce dell'arte, la maestria di un pittore reggiano, il senso del bello: 
l'uomo se volge lo sguardo verso l'alto può realizzare grandi cose.
Natività - Antonio Allegri detto Il Correggio
Buon Natale

martedì 17 dicembre 2013

La priorità è sempre la stessa: bisogna cambiare la politica economica UE. Tutto il resto sono chiacchiere!

Questa settimana Renzi ha conquistato la scena. tutti ne parlano, tutti lo lodano, moltissimi si accodano. Complimenti sinceri al nuovo segretario del PD.
Ma nulla di sostanziale è cambiato per l'Italia e gli Italiani. Il vero macigno che ci trascina negli abissi è Bruxelles. Per riavviare lo sviluppo in Italia e ridare un futuro ai nostri giovani le cose da fare in estrema sintesi sono le seguenti:
- Cambiare lo statuto della BCE e riscriverle la sua mission rendendola simile alla FED degli Stati Uniti
- Cambiare i parametri del trattato di Maastricht e rendere possibili prolungate manovre espansive
- Rivedere completamente la politica UE in termini di import export verso Cina, India e altri paesi (chiedendo con forza strumenti bilaterali che permettano un riequilibrio delle nostre bilance commerciali).

La riduzione dei costi della politica proposto da Renzi (1 MLD) è lo 0,12% della nostra spesa pubblica. oppure è lo 1,17% della nostra spesa per interessi sul debito.
Intendiamoci, è giustissimo azzerare le Province e ridurre gli enti, ma se non affrontiamo i nodi veri la ripresa sarà solo una chimera.

Per affrontare i nodi della politica UE  i passaggi sono chiarissimi:

  1. Proporre alleanze a Spagna, Francia e altri paesi per trattare da un punto di forza con la Germania un cambiamento sostanziale dei trattati UE (minacciando la nostra uscita dall'Euro)
  2. Per rendere credibile la minaccia bisogna preparare (in segreto e insieme a Bankitalia) tutte le azioni per essere pronti a pilotare l'uscita dall'Euro (rete di salvataggio per le banche, chiarezza su tutti i passaggi da attuare nelle ore successive all'uscita..... un vero e proprio piano B preciso e definito nei minimi particolari) 
  3. Un patto di non belligeranza tra le maggiori forze politiche italiane (questo è essenziale, perchè dall'estero continueranno a far di tutto per indebolire la leadership italiana facendo leva sulle nostre divisioni interne) 
Senza di questo anche Renzi, come Ciampi, Prodi, Berlusconi, Dini,  Amato, D'Alema, Monti e Letta  si impantanerà nel disatro annunciato dell'Italia. Vorrei ricordare che il problema Italico non è il governo (dal 1993 abbiamo avuto 8 diversi presidenti del Consiglio, e il Centro Sinistra da solo o dentro governi istituzionali ha governato l'Italia per 3629 giorni, mentre Berlusconi ha governato solo, con il PDL o con la Lega Nord per 3292 giorni.
Quindi negli ultimi 20 anni abbiamo avuto 52,5% del tempo di governi gestiti con premier del CSX (Prodi, Amato, D'Alema., Letta) o con il CSX che sosteneva Governi del Presidente (Ciampi, Dini, Monti) e 47,5% del tempo con Governi di Berlusconi. 
Non mi sembra che ci sia stato una differenza sostanziale nei risultati macro delle  politiche economiche dei due poli. Tutti appena arrivavano al potere promettevano grandi cambiamenti, e novità. Così Berlusconi, così Bossi, e allo stesso modo il PDS/Ulivo di Prodi. Abbiamo avuto partiti completamente nuovi che prima non esistevano (Forza Italia, Lega, IDV, 5Stelle, Sel), o profondamente rinnovati PCI/PDS/PD (altri partiti storici sono completamente spariti DC, PSI, PRI, PLI, AN) 
Non si può dire che la politica sia stata statica negli ultimi 20 anni, ma se andiamo a comparare l'andamento nel lungo termine della nostra produzione industriale vediamo che sostanzialmente è sempre cresciuta fino all'entrata nello SME, poi è cominciata a decrescere. 
Abbiamo ripreso a crescere al momento della uscita dallo SME (1993) e la Produzione industriale è cresciuta fino all'entrata nell'Euro (2000), poi il disastro, all'inizio strisciante ( anche perchè nei primi anni l'Euro si svalutò verso il dollaro) poi dirompente dopo la crisi del 2007/2009. Con un calo della produzione industriale di oltre il 25%. Tassi di decrescita visti solo in tempo di guerra. Nello stesso tempo la produzione industriale tedesca esplodeva. 
Ora possiamo perpetrare il giochino televisivo del partito nuovo o del leader nuovo approfittando del fatto che la maggior parte della popolazione non ha memoria storica e tanto meno mette in relazione l'Economia con la storia. Quindi possiamo raccontare la favola dell'evasione fiscale  o dei costi della politica e spingere il malcontento verso questi obiettivi e su questo far leva, ma il gioco durerà poco (l'evasione c'era anche prima del 2.000 e lo stesso si può sostanzialmente dire per i costi della politica). Certo è doveroso ridurli e migliorare il sistema, ma questo dal punto di vista macroeconomico darà contributi quasi nulli all'economia (al massimo contribuirà ad un riequilibrio interno dei redditi). 
Con la caduta del muro i grandi ingranaggi della storia si sono rimessi in moto. Ora la nostra politica economica non dipende più da noi ma da un gruppo di burocrati che prendono ordini da Berlino. Il vero spread che dovremmo studiare è l'indice della Produzione Industriale e il divario crescente con quella tedesca. La politica UE/BCE indipendentemente dai diversi governi italiani sta progressivamente distruggendo il nostro sistema industriale (agricoltura e servizi compresi) a vantaggio di quello tedesco. Gli indicatori storici sono evidentissimi e la crisi è tutt'altro che finita, stiamo assistendo in questi giorni a una timida stabilizzazione in attesa di ulteriori cali. 
L'unica vera exit stategy per lo sviluppo parte dalla consapevolezza che l'Italia è ancora un grande paese e i leader italiani devono ricominciare a far valere le nostre ragioni a livello internazionale con le opportune alleanze. Obiettivo è rinegoziare i trattati UE, Tutto il resto sono chiacchiere di breve durata.


lunedì 9 dicembre 2013

La protesta degli autotrasportatori: se non violenta è assolutamente legittima

L'Italia sta vivendo una crisi epocale, ben lontana dalla sua fine. In questi anni i sindacati ufficiali, molto attenti alla politica e poco alle dinamiche reali del mondo del lavoro, hanno perso quote di aderenti sempre maggiori.
Per questo bisogna seguire con attenzione la protesta di oggi degli autotrasportatori e del mondo agricolo. Bollarla come una protesta di violenti o peggio di infiltrati mafiosi sarebbe sbagliatissimo. La condanna per la violenza di qualche gruppuscolo è totale, ma i problemi che la protesta fa emergere sono reali.
A questi problemi va data una risposta concreta.


venerdì 29 novembre 2013

Papa Francesco: Il denaro deve servire e non governare!


Qui il testo integrale  

ESORTAZIONE APOSTOLICA
EVANGELII GAUDIUM
DEL SANTO PADREFRANCESCO


I punti che toccano la finanza:



No alla nuova idolatria del denaro 

55. Una delle cause di questa situazione si trova nella relazione che abbiamo stabilito con il denaro, poiché accettiamo pacificamente il suo predomino su di noi e sulle nostre società. La crisi finanziaria che attraversiamo ci fa dimenticare che alla sua origine vi è una profonda crisi antropologica: la negazione del primato dell’essere umano! Abbiamo creato nuovi idoli. L’adorazione dell’antico vitello d’oro (cfr Es 32,1-35) ha trovato una nuova e spietata versione nel feticismo del denaro e nella dittatura di una economia senza volto e senza uno scopo veramente umano. La crisi mondiale che investe la finanza e l’economia manifesta i propri squilibri e, soprattutto, la grave mancanza di un orientamento antropologico che riduce l’essere umano ad uno solo dei suoi bisogni: il consumo.

56. Mentre i guadagni di pochi crescono esponenzialmente, quelli della maggioranza si collocano sempre più distanti dal benessere di questa minoranza felice. Tale squilibrio procede da ideologie che difendono l’autonomia assoluta dei mercati e la speculazione finanziaria. Perciò negano il diritto di controllo degli Stati, incaricati di vigilare per la tutela del bene comune. Si instaura una nuova tirannia invisibile, a volte virtuale, che impone, in modo unilaterale e implacabile, le sue leggi e le sue regole. Inoltre, il debito e i suoi interessi allontanano i Paesi dalle possibilità praticabili della loro economia e i cittadini dal loro reale potere d’acquisto. A tutto ciò si aggiunge una corruzione ramificata e un’evasione fiscale egoista, che hanno assunto dimensioni mondiali. La brama del potere e dell’avere non conosce limiti. In questo sistema, che tende a fagocitare tutto al fine di accrescere i benefici, qualunque cosa che sia fragile, come l’ambiente, rimane indifesa rispetto agli interessi del mercato divinizzato, trasformati in regola assoluta.

No a un denaro che governa invece di servire

57. Dietro questo atteggiamento si nascondono il rifiuto dell’etica e il rifiuto di Dio. All’etica si guarda di solito con un certo disprezzo beffardo. La si considera controproducente, troppo umana, perché relativizza il denaro e il potere. La si avverte come una minaccia, poiché condanna la manipolazione e la degradazione della persona. In definitiva, l’etica rimanda a un Dio che attende una risposta impegnativa, che si pone al di fuori delle categorie del mercato. Per queste, se assolutizzate, Dio è incontrollabile, non manipolabile, persino pericoloso, in quanto chiama l’essere umano alla sua piena realizzazione e all’indipendenza da qualunque tipo di schiavitù. L’etica – un’etica non ideologizzata – consente di creare un equilibrio e un ordine sociale più umano. In tal senso, esorto gli esperti finanziari e i governanti dei vari Paesi a considerare le parole di un saggio dell’antichità;Non condividere i propri beni con i poveri significa derubarli e privarli della vita. I beni che possediamo non sono nostri, ma loro;».[55]


58. Una riforma finanziaria che non ignori l’etica richiederebbe un vigoroso cambio di atteggiamento da parte dei dirigenti politici, che esorto ad affrontare questa sfida con determinazione e con lungimiranza, senza ignorare, naturalmente, la specificità di ogni contesto. Il denaro deve servire e non governare! Il Papa ama tutti, ricchi e poveri, ma ha l’obbligo, in nome di Cristo, di ricordare che i ricchi devono aiutare i poveri, rispettarli e promuoverli. Vi esorto alla solidarietà disinteressata e ad un ritorno dell’economia e della finanza ad un’etica in favore dell’essere umano.

Personalmente concordo: è necessaria una  profonda riflessione sia sull'economia che sulla finanza. 
A chi si occupa di economia spetta l'onere di rendere concreta l'esortazione del Papa.
In due articoli precedenti ho provato ha trasformare in agire economico ciò che la chiesa dice da 2.000 anni: 

Sono convinto che sia estremamente necessario provare a tradurre in azioni economiche e legislative concrete l'esortazione del Papa, per dimostrare che le sue parole sono veramente realizzabili. 

Zapatero: La Merkel fece pressing su Italia e Spagna per assoggettarli al FMI

(Cannonate ad alzo zero altro che "nuovo mondo e nuove idee come indicato sotto il logo del G20)
La Reuters ha pubblicato alcune anticipazioni del libro di Zapatero nei quali viene fatta la ricostruzione del Summit G20 di Cannes del Novembre 2011. I fatti riportati da Zapatero sono inquietanti e rivelano:

Sorrisi di circostanza mentre lo scontro è in atto

  1. L'uso tattico che alcuni leader europei (Merkel e Sarkozi) insieme ad Obama hanno fatto della crisi dei mercati per porre sotto tutela del FMI grandi paesi come Spagna e Italia
  2. la assoluta mancanza di visione di lungo termine della leaderschip tedesca . La Germania è da troppo tempo tutta orientata ad acquisire vantaggi di breve termine, ma ha smarrito completamente la visione complessiva dello sviluppodi tutta l'Europa.
  3. le ingerenze terribili della Merkel sulla politica interna di paesi amici. 

venerdì 22 novembre 2013

Reggiane: dal passato il futuro dei giovani di Reggio

(Pubblicato su IL Resto del Carlino)

Le gru costruite dalle Reggiane (7000 T. di Portata ciacuna) che equipaggiano la nave officina Micoperi/SAIPEN
La priorità, per quelli della mia generazione, è dare un futuro ai nostri giovani. Creare le opportunità di lavoro perché possano realizzare le loro aspirazioni personali e sociali.  L’occasione della mostra sulle Reggiane, realizzata  in uno dei vecchi padiglioni della storica officina, ci stimola a riflettere sulla nostra storia industriale per cogliere qualche spunto per il futuro della nostra città.
La storia delle Reggiane si è intrecciata per oltre 100 anni con l’evoluzione economica di Reggio. Qui vorremmo evidenziare l’importanza dell’azienda come motore: 
1) di innovazione,
2) di sviluppo dell’imprenditorialità diffusa.
L’innovazione
Negli anni 30 e 40 le Reggiane producevano aerei che, all’epoca, erano all’avanguardia mondiale sia per l’aerodinamica che per la parte motoristica. Nel dopoguerra le Reggiane si specializzarono nella costruzione di grandi impianti quali i dissalatori e le gru portuali. Anche nel campo delle gru, Reggiane raggiunse eccellenze mondiali. Ricordiamo qui le gru porta-container che anche oggi  operano in tutti i porti italiani e che allora vennero esportate persino in Germania, nel grande porto di Amburgo. Eccellenze da guiness dei primati, visto che le gru più grandi del mondo che oggi equipaggiano la nave officina Micoperi/Saipem 7000 sono state interamente progettate e realizzate dalle Reggiane. Negli anni 80, solo il settore progettazione-ricerca-sviluppo  occupava oltre 70 persone. Tutti tecnici e ingegneri di primissimo livello.
Scuola di impresa
I reggiani sono imprenditori nati, ma la voglia di rischiare e di mettersi in gioco non basta, servono conoscenze di prodotti e materiali, capacità di progettazione e di produzione. Nel dopoguerra molti tecnici e operai che avevano appreso nella grande impresa le tecniche per costruire motori e componenti meccaniche, si misero in proprio fondando imprese che poi ebbero successo e su cui si fondò negli anni 60 e 70 il grande sviluppo economico di Reggio.  Alcune di queste aziende e i loro imprenditori/fondatori sono oggi leader a livello nazionale e mondiale e ora occupano nella nostra città migliaia di dipendenti.


Qual è l’insegnamento che si può trarre dalla grande storia delle Reggiane e dall’osmosi tra la grande azienda, le persone e la società civile reggiana?
Lo sviluppo economico è legato alla presenza sul territorio di grandi aziende che lavorano e competono a livello internazionale.
L’innovazione necessita di investimenti importanti. Solo dimensioni significative permettono di mantenere nel tempo uffici studi e progettazione, centri di ricerca precompetitiva e ricerca applicata con decine o centinaia di persone impiegate stabilmente a progettare il nuovo.
Le imprese che occupano centinaia (o migliaia)  di persone di cui una grande percentuale sono tecnici molto preparati creano le basi per una diffusione su ampia scala delle conoscenze tecnologiche e di marketing.

Tutto questo è il terreno in cui nascono gli spin-off aziendali: dipendenti delle grandi imprese che decidono di mettersi in proprio, che a loro volta creano aziende e occupazione. Così nascono i distretti economici che sono la base della ricchezza tipicamente emiliana.
Basta parlare del passato. Reggio ha le potenzialità per guardare al futuro. Abbiamo ottime scuole,  e università e una percentuale elevatissima dei nostri giovani sono diplomati e laureati. Molti di loro hanno partecipato ai programmi Erasmus e Leonado da Vinci ed hanno fatto lunghi soggiorni all’estero. Parlano inglese e conoscono la cultura di altri paesi.  Nell’economia del 2000 le competenze delle persone sono più importanti delle riserve di petrolio o delle miniere di ferro e carbone. Avere giovani aperti al mondo, è la base per sviluppare prodotti e per un marketing di successo.

Cosa deve fare Reggio?
-          Valorizzare le grandi imprese già presenti e attirare qui altre imprese internazionali .
-          Favorire lo sviluppo e l’insediamento di imprese ad alto valore aggiunto che desiderino collocare a Reggio il loro “cervello”, i centri di ricerca e sviluppo, gli uffici marketing, i sistemi informativi.

Come farlo:
-          Sviluppando una “cultura” amica delle imprese, con zero burocrazia, con incentivi concreti per l’insediamento di nuove imprese o l’ampliamento di quelle esistenti, con piani regolatori incentivanti, con un sistema del credito che favorisca chi si radica sul territorio, con le parti sociali che collaborino per aumentare in tutti i modi la produttività dell’intero sistema.

Dobbiamo lavorare per mantenere qui i nostri giovani, le loro competenze e la loro voglia di innovare. Questa è la sfida. L’obiettivo è realizzare a Reggio “5 Nuove Reggiane” e dar vita a 5 nuovi distretti e 200 piccole imprese.

Per farlo però bisognerà osare.

(continua)

La nave Officina Saipen 7000 con le due Gru da 7000 t. ciascuna,
realizzate da Officine Reggiane


NOTA PERSONALE: al termine dell'articolo sul Resto del Carlino vengo definito "Economista". E' un refuso, io avevo chiesto semplicemente di essere citato come curatore delBlog "CREARE SVILUPPO". Non sono un economista nè intendo in alcun modo darlo a pensare, fra l'altro non amo la categoria degli economisti ufficiali che spesso hanno cavalcato teorie errate e del tutto contrarie alla maggioranza delle imprese e dei cittadini italiani. Il mio profilo è quello che appare sulla sinistra del blog e il mio CV ufficiale si trova su Linkedin. 

Bisogna ascoltare le donne che fanno impresa: passione per il lavoro e rabbia per un sistema che non aiuta

Ho incontrato una imprenditrice vera, appassionata del suo lavoro e appassionata dell'Italia, innamorata della sua squadra/azienda e con tante esperienze nel sociale e a livello associativo. Mi ha trasmesso tutta la capacità unica degli italiani per fare impresa, ma anche tutta la rabbia che nutre chi lavora veramente verso un sistema italia che, non solo non capisce, ma fa di tutto per ostacolare chi crea occupazione e reddito.
 Alla fine l'idea complessiva scaturita dalle sue parole è semplice:  fra poco questo sistema politico istituzionale sarà spazzato via!
Perchè la crisi è durissima e ogni giorno ci sono imprese che muoiono e nuovi disoccupati.
Attenti cari politici di professione (compresi quelli nelle associazioni di categoria) a forza di non ascoltare chi lavora si rischia un cambiamento epocale.

martedì 19 novembre 2013

Per anni Il debito della Germania e della Francia è cresciuto molto più di quello Italiano, quello della GB è esploso, eppure i loro tassi di interesse non sono aumentati: ecco il perchè!

Ripubblico l'articolo scritto esattamente un anno fa. Sostanzialemente non è cambiato nulla. Se i nostri media mettessero i numeri (anche aggiornandoli)  capiremmo che bisogna cambiare politica, non fare qualche nuova tassa e qualche piccolo aggiustamento.

(Pubblicato la prima volta il 26 Novembre 2012)

Il Debito della Germania e della Francia è cresciuto molto più di quello Italiano, quello della GB è esploso, eppure i loro tassi di interesse non sono aumentati: ecco il perchè!



Ancora una serie di dati oggettivi per ragionare: abbiamo importato alcuni dati da Eurostat per evidenziare l'andamento del debito in alcuni paesi UE. Le sorprese sono moltissime. Analizziamo le cifre:
La Germania nel 1995 aveva un debito pari al 55,6% del PIL (sotto il famoso parametro di Mastrict del 60%). Già nel 2007 (prima della grande crisi) il suo debito era cresciuto al 65,2% e nel 2011 è arrivato a 80,5. Un aumento del 44,2% in 16 anni. 

La Francia ha aumentato il proprio debito del 54,9% in 16 anni (vedi dati in tabella). E quelle cicale spendaccione dell'Italia. Sorpresa il nostro debito è stabile (-0,2%) e addirittura nel 2007 era a 103,3  -17% rispetto al 1995.  Incredibile vero, se andiamo a vedere il debito dell'Italia negli ultimi 16 anni vediamo che è stabile e addirittura che prima della crisi mondiale "subprime" stava calando mentre il debito di Germania e Francia stava salendo anche prima della crisi.

Nel Grafico sotto potete vedere il tasso di Interesse dei paesi UE. Qui si racchiude il nocciolo del problema. L'Italia sul suo debito paga oltre il 5%  la Germania è attorno all'1%. Ora in economia contano i trend, e i tassi di interesse scontano il futuro, ebbene normalmente avremmo dovuto avere un aumento dei tassi in Germania, visto che il trend è negativo (il loro debito è fortemente aumentato) e una sostanziale stabilità dei tassi Italiani (rispetto al 1995) ma non è stato così. I nostri si sono impennati, quelli tedeschi sono stabili o in riduzione.
Ma è ancora più incredibile la dinamica dei tassi Inglesi, come vedete il debito publico GB è esploso, raddoppiando dal 2007 ad oggi. Ma il costo del suo debito è rimasto bassisimo. Apparentemente incredibile? La spegazione è invece semplicissima: La Boe stampa moneta, in altre parole la Bank Of England interviene sul mercato comprando i bond emessi dal governo inglese. Questo ha permesso alla GB di mantenere stabile o addirittura ridurre il costo del debito. La BCE non può farlo per statuto! Così noi corriamo irreversibilmente verso il Baratro!


I mercati attaccano il paese che non ha difese. La BCE è il nostro esercito, l'Italia è sotto attacco, ma il nostro esercito sta a Francoforte e si guarda bene dell'intervenire e così alle grandi banche d'affari internazionali non pare vero di depredare l'Italia. Se questa vi pare una unione?

(Un piccolo addendum scitto oggi) E' evidente che oggi i grafici andrebbero aggiornati e che il debito pubblico italano in proporzione al PIL è aumentato molto arrivando al 133% del PIL. Ma questo non fa che confermare a posteriori quanto da noi affermato, perchè se con maggiori tasse. se con una grande austerity, se con un saldo primario attivo, l'Italia peggiora, è evidente che la politica applicata è stata sbagliatissima e che continuarla ad applicare ucciderà il paziente. Il problema numero uno sono i tassi di interesse e il costo del debito e per risolverlo è necessaria una Banca Centrale che possa intervenire sui mercati in maniera uguale a ciò che fa la FED la BOE e la Banca del Giappone. Tutto il resto sono chiacchiere di retroguardia.

venerdì 15 novembre 2013

Mosler: video dell'audizione alla Commissione Finanza.

Mosler, ieri, ha avuto una audizione alla Commissione Finanze della Camera.  L'audizione rende evidente il pressapochismo dei politici Italiani: (qui il link alla versione integrale)L'audizione era stata mal preparata, gli onorevoli si aspettavano un discorso, Mosler si aspettava domande, le domande erano da pressapochisti (tranne alcuni casi) e si capiva dalla deconcentrazione dei deputati presenti che continuavano a smanettare sui loro IPHONE come degli adolescenti, che l'interesse era molto ridotto. In più c'era una traduzione pessima,(anche qui si capisce che l'interprete non aveva studiato il micro linguaggio della finanza)veramente pessima, che faceva apparire Mosler come un sempliciotto venuto lì ad illustrare teorie da sognatore. E' evidente che serviva molto più tempo, erano necessari numeri e grafici di supporto che potessero dimostrare quanto Mosler diceva e soprattutto, era necessaria da parte dei deputati presenti, una preparazione approfondita. Chi vuole guardi il video e si renderà conto del motivo vero per cui l'Italia dal punto di visata finanziario verrà sempre depredata. Chi sta in parlamento è spesso (qualche eccezione esiste) un pressapochista con poca o nulla preparazione sulle materie su cui si trova a legiferare. Che tristezza.

giovedì 14 novembre 2013

Mosler su RAI 3: è la politica economica della UE la colpevole della crisi.

Mosler finalmente viene richiamato in TV

Questo è il link al video http://www.youtube.com/watch?v=ic6eDmeENLU

Ovviamente Il commentatore ha fatto un sacco di inesattezze. Mosler non è un professore universitario è un grande gestore di fondi edge. Per intenderci, è uno che nella sua vita ha sempre guadagnato, e il fatto che ha sempre guadagnato è la prova che capisce l'economia, perchè non si guadagnano migliardi di dollari con continuità per anni se non si capisce l'economia. Poi con una parte dei soldi guadagnati ha fondato un dipartimento universitario che studia l'economia. Ma questo non importa, e non importano nemmeno le domande banali e quasi stupide del commentatore. La cosa importante è che finalmente si cominci a parlare anche sui media del vero problema: la crisi dipende dall'enorme errore del trattato di Maastricht e dai vincoli assurdi della UE.

LENR: l'Italia perde l'ennesima occasione.



Foto del reattore incandescente
sperimentato da Rossi
Riporto sotto la frase apparsa sul Blog "COBRAF" a firma Cures (nickname che cela uno dei pochi testimoni degli esperimenti di Andrea Rossi sulla cosiddetta fusione fredda o LENR).
Pura saggezza, ma in Italia le cose sagge sono troppo normali per essere prese in considerazione.




"Certo che è significativo che i quattro gatti che lavorano sulle LERN in italia (rigorosamente minuscolo) si trovino al vertice dei risultati mondiali e, invece di avere un sistema-paese che li sostenga sulla base dei risultati, vengano invece spernacchiati e offesi o usati come clava accademica per bastonare gli avversari
L’importanza strategica dell’argomento è talmente elevata che il gioco lo devi andare a vedere per forza prima di cassare il tutto come una bufala. Cosa che fanno in altri lidi enti pubblici e grosse ditte private. A certe ditte basterebbe risparmiare sul caffè del bar interno per trovare fondi più che sufficienti a finanziare tale linea di ricerca."


Il Prof. Celani al convegno della National Instruments sulle LENR

martedì 12 novembre 2013

Una spiegazione semplice per comprendere l'uso della moneta e del credito.

Personalmente non sono contro l'Euro e tantomeno contro la UE, anzi. Però Euro e UE devono essere utili all'Italia e agli Italiani. Per questo le politiche economiche della UE devono essere profondamente modificate, cambiando lo statuto della BCE e le regole assurde di Maastricht.

Altrimenti succederà un disastro.

Ecco qui un link con una spiegazione semplificata


sabato 9 novembre 2013

Un'altra tassa: e in Francia scoppia la rivolta.


 
In Francia scoppiano rivolte violentissime contro nuove tasse. La politica di austerità sta portando la popolazione europea al limite della sopportazione

giovedì 31 ottobre 2013

La Germania ha erogato 259 MLD di euro per salvare le sue banche dal fallimento. L'Italia 15!

La grande balla.
La Germania ha finanziato in maniera abnorme e con fondi pubblici il suo sistema bancario sull’orlo del fallimento per i derivati sui Subprime USA
Guardate le cifre.  Sono imponenti

La Germania  in 4 anni ha stanziato 646 miliardi di euro e ne ha usati 259. Tantissimi. Basti dire che 259 miliardi di euro è pari al 10,1% del Pil tedesco e che 646 rappresenta addirittura il 25,1% del prodotto interno lordo del Paese.  
Fonte: Commissione europea, direzione generale per la Concorrenza. Grafico a cura di Pierluigi Tolot - Panorama.


Vorrei ampliare il discorso dal bilancio alle politiche industriali, che dovrebbero essere di ampio respiro e concorrere a disegnare lo sviluppo dell'Italia nel lungo periodo.
Monti come commissario UE alla concorrenza è stato per molti anni il paladino che ha lottato contro tutti gli aiuti di stato (alle industrie o ai settori industriali e ai sevizi). Ci si è totalmente dimenticati che le politiche di sviluppo di settori strategici (con ricerca precompetitiva) e con l'avviamento di attività capital intensive spesso non possono prescindere dal supporto dello stato (investimenti forti e protratti nel tempo).
Ecco la storiella sulla concorrenza (giusta) che ci hanno propinato per far digerire il divieto assoluto di aiuti di stato è stato uno delle cause della mancanza di politica industriale.

Poi ovviamente il buon Monti insieme alla Merkel e a tutta la combriccola è riuscito nella operazione di far tutti cornuti e mazziati: come? Semplice, abolendo gli aiuti di stato per il settore bancario e permettendo prima a Germania ed Inghilterra e poi anche a noi (leggi art 8 del decreto Salva Italia) di finanziare ampiamente banche (giusto) e salvare i banchieri incapaci e truffaldini (sbagliato) a spese del contribuente. 
Noi non abbiamo negoziato con la Germania lo scambio tra salvataggio delle banche Tedesche con l'allargamento dei parametri del deficit e la possibilità di far intervenire la BCE sul mercato aperto per acquistare i nostri titoli (leggi BTP) e ridurre così il costo del nostro debito. Questo è il grande errore dei nostri politici. Invece di negoziare con la Germania che chiedeva (in quei giorni supplicava) di abolire gli aiuti di stato per poter finanziare le banche ci siamo accontentati delle bricioline dei Tremonti e dei Monti  Bonds. 
Questo è l'errore con la E maiuscola dei nostri governi.

Ora lo dice anche Mediobanca: noi lo affermiamo da anni. Questa politica UE è insostenibile per l'Italia

Uno dei grafici del Telegraph che dimostra il credit crunch in atto.
In Lungo articolo apparso sul Telegraph si spiega con dovizia di dati come la politica economica della UE a guida Germania sia insostenibile per l'Italia e che se continuerà porterà fatalmente all'Uscita dell'Italia dall'EURO. Ecco il link al Telegraph, che noi leggiamo da molto tempo e che suggeriamo di osservare attentamente per gli approfondimenti che periodicamente fa sulla situazione italiana. e UE. Approfondimenti che sono fatti con dati oggettivi e non con banali osservazioni come spesso accade sui media italici che si limitano a riportare lo Spread o ad essere contenti se la borsa sale e catastrofisti se la borsa scende.

"The recession has flattened, that is all," says Antonio Guglielmi from Mediobanca. "The debt-to-GDP ratio has risen by 15 percentage points [to 133pc] over the past 15 months because there is no growth. It is all because of the effects of austerity and the fiscal multiiplier. We are making the same mistake they made in Greece."

Lo ricordo ai pochi amici che frequentano questo Blog: il vero spread è dato dalla Produzione Industriale che in Italia continua a scendere mentre in Germania aumenta costantemente. dall'inizio dell'Euro il Delta è ormai attorno al 45%. Questo vuol dire che le nostre aziende chiudono, gli italiani perdono il lavoro e l'intera nazione arretra. Aggiungiamo che le aziende che muoiono e interi sistemi produttivi che spariscono, non rinasceranno più, oppure necessiteranno di anni per riprendersi. La tesi che l'austerità a guida tedesca (sostenuta anche da alcuni blog economici e da molti economisti) faccia bene nel lungo periodo all'Italia perchè ci costringerà ad essere più competitivi è una vera porcata, perchè le imprese che oggi chiudono sono imprese sane, la difficoltà a competere deriva da:
- crollo del mercato interno
- crollo del credito bancario
- aumento del costo del debito (interessi mediamente molto più alti che in Germania o Inghilterra).
Tutti fattori che centrano poco con la capacità di fare prodotti innovativi e di produrli in modo efficiente. Se noi uccidiamo interi distretti industriali saremo condannati ad una terribile decrescita...... e non sarà felice!
Aggiungo ora La traduzione in Italiano del telegrapha


sabato 19 ottobre 2013

La povertà in Italia cresce e tocca sempre più gli under 35: questo è il frutto della politica della UE.

 Caritas Italiana sui dati Istat sulla povertà: «Famiglie condannate a farcela da sole»

Non si è fatta attendere la reazione della Caritas Italiana ai dati Istat diffusi ieri, mercoledì 17, sulla povertà in Italia. In un comunicato sul proprio sito internet viene sottolineato anzitutto l’ampio livello di povertà del nostro Paese, con 9 milioni 563mila persone in povertà relativa in Italia, pari al 15,8% della popolazione. «Di questi - riporta la nota -, 4 milioni e 814mila (8%) sono i poveri assoluti, che non riescono ad acquistare beni e servizi essenziali per una vita dignitosa. Un aumento sensibile rispetto all’anno precedente in cui erano 8.163.000 le persone in povertà relativa e 3 milioni 415 mila quelle in povertà assoluta».

«Le nostre comunità e le Caritas diocesane percepiscono da tempo questa situazione nel quotidiano: conoscono i volti delle persone e delle famiglie che sono scivolate giù attraverso le maglie troppo larghe della rete di protezione sociale, condannati a farcela da soli alla perdita di lavoro, ad un reddito troppo limitato o ad un lavoro precario o - peggio - in nero. Condannati a farcela da soli o solo con un aiuto della propria famiglia, degli amici, di una parrocchia o delle ancora tante realtà di solidarietà che il nostro paese conserva».

«Siamo di fronte ad una crisi che non lascia scampo – dice don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana -. I dati evidenziano come la crisi ha determinato l’estensione dei fenomeni di impoverimento ad ampi settori di popolazione, non sempre coincidenti con i “vecchi poveri” del passato. Cresce la multi problematicità delle persone, con storie di vita complesse che coinvolgono tutta la famiglia; è sempre più diffusa la fragilità occupazionale, aumenta il disagio degli anziani, si impoveriscono ulteriormente le famiglie immigrate e peggiorano le condizioni di vita degli emarginati gravi». Nel testo si afferma, poi, che i dati provenienti dalle Caritas diocesane confermano una situazione allarmante. Più del 29% di coloro che si rivolgono ai “Centri di ascolto” Caritas hanno meno di 35 anni, mentre il 6,7% sono anziani.

Emerge tra gli italiani il dato dei padri separati o divorziati, con una incidenza del 22,6%. Quasi la metà di loro, il 44,2%, ha richiesto beni primari per la sopravvivenza, mentre il 10,2% ha gravi problemi abitativi. A questa situazione Caritas Italiana e le Caritas diocesane rispondono con una rete di 1.760 servizi promossi e/o collegati alle realtà diocesane, dove operano 29.429 volontari laici. Complessivamente sono 14.246 i servizi socio-assistenziali e sanitari collegati con la Chiesa italiana, dove sono attivi 279.471 volontari laici. I Centri di Ascolto Caritas sono 2.832 con 28mila volontari laici.

18 luglio 2013

mercoledì 16 ottobre 2013

Nuove forme di energia: tanti enti ed imprese studiano in tutto il mondo.


Osservate bene, leggete i nomi che appaiono nel disegno. Ci sono società minuscole, piccoli enti di ricerca, ma anche SPA giganti (come Toyota e STM) e alcuni dei più importanti enti di ricerca del mondo (come il MIT o la NASA). Gli italiani sono all'avanguardia, anche se nessuno ne parla. 
Tutti questi soggetti stanno, in vario modo lavorando e sperimentando forme di "produzione anomala di energia " da sistemi LENR banalmente detti "Fusione Fredda". 

Saranno tutti stupidi sognatori o ci sarà qualcosa di nteressante?

Il disegno è tratto da "Pure Energy system"

Se abbiamo la capacità di sollevare lo sguardo e andare oltre la crisi, scopriremo che l'uomo ha potenzialità immense. 




giovedì 10 ottobre 2013

Se i tassi interesse crescono, l'Italia non avrà alcuna speranza. Lo dice la BRI la banca delle banche



Il cuore del problema oggi è la finanza. Le manovre delle Banche Centrali hanno un impatto immenso sui singoli stati e sulle persone. Mentre da noi si discute di IVA e IMU le azioni della FED o della BCE possono muovere molti trilioni. In questo sito ribadiamo la necessità di riportare sotto il controllo dei cittadini italiani le azioni della BCE. Al fine di far comprendere l'importanza di ciò che dico allego l'estratto dell'ultimo rapporto della BRI (Banca dei Regolamenti iInternazionali - la banca delle banche di tutto il mondo). Ecco l'impatto delle manovre sui tassi di interesse: ....."Per capire il perché, basta ricordare che in molte economie avanzate i tassi di interesse a lungo termine nei vent’anni che hanno preceduto la crisi siattestavano in media sul 6% circa (grafico I.3, diagramma di sinistra). Oggi i rendimenti dei titoli a lungo termine nelle principali economie avanzate si aggirano intorno al 2% (molto al disotto in Giappone). Quando i tassi di interesse e i rendimenti cominceranno a salire, gli investitori che detengono titoli di Stato sono destinati a perdere somme elevatissime Si pensi a quello che succederebbe ai detentori di buoni del Tesoro statunitensi (esclusa la Federal Reserve) se i rendimenti dovessero crescere di 3 punti percentuali lungo l’intera struttura per scadenze: perderebbero più di $1 trilione, vale a dire quasi l’8% del PIL statunitense (grafico I.3, diagramma di destra). Le perdite per i detentori di titoli emessi da Francia, Giappone, Italia e Regno Unito varierebbero dal 15 al 35% circa del PIL dei rispettivi paesi. È improbabile che i rendimenti segnino un’impennata di 300 punti base dall’oggi all’indomani, ma l’esperienza del 1994, quando i rendimenti obbligazionari a lungo termine in una serie di economie avanzate salirono di circa 200 punti base nel corso di un anno, dimostra che un grosso movimento al rialzo può avvenire in tempi relativamente rapidi. E se singoli investitori possono cautelarsi con sofisticate strategie di copertura, alla fine il rischio di tasso di interesse ricade necessariamente su qualcuno. La perdita potenziale in rapporto al PIL è a livelli record nella maggior parte delle economie avanzate. Dal momento che tale perdita ricadrebbe anche sulle banche straniere e nazionali, un innalzamento dei tassi di interesse, se non eseguito con la massima attenzione, rappresenterebbe un rischio per la stabilità del sistema finanziario. A questo riguardo, sarà fondamentale una comunicazione chiara e tempestiva da parte delle banche centrali prima di mosse restrittive"......

martedì 24 settembre 2013

L’Enciclica Caritas in Veritate indica la strada per salvare l’Europa. Un grande piano per rilanciare lo sviluppo.

(Ripropongo l'articolo scritto in aprile.... questa è la via.)
L’agire gratuito proposto dall’Enciclica può apparire del tutto astratto e può sembrare uno dei concetti più difficili da realizzare nel mondo moderno.
“La vittoria sul sottosviluppo richiede di agire non solo sul miglioramento delle transazioni fondate sullo scambio, non solo sui trasferimenti delle strutture assistenziali di natura pubblica, ma soprattutto sulla progressiva apertura, in contesto mondiale, a forme di attività economica caratterizzate da quote di gratuità e di comunione.” (Caritas in Veritate n° 39)
Eppure l’economia moderna ha già realizzato esempi di agire gratuito e oggi ha tutti gli strumenti per attuare concretamente questo concetto.
Ecco alcuni esempi di agire gratuito del XX secolo:
1.   Kohl lo realizzò nell’89 quando fece l’unificazione delle due Germanieregalando letteralmente ai tedeschi ex DDR un Marco Nuovo in cambio di un vecchio e inutile marco della Germania Comunista. Anche allora si opposero in tanti, anche e soprattutto, all’interno della Germania. Di fatto era un regalo immenso di Bonn, un regalo della democrazia agli ex comunisti, un immenso trasferimento di ricchezza. Oggi nessuno ricorda le polemiche di allora, così uguali alle polemiche di oggi.

2.   Il Piano Marshall, che aiutò i paesi sconfitti a rinascere, è un altro esempio di “agire gratuito in termini macroeconomici” .  La maggior parte delle risorse del Piano fu indirizzata alla ricostruzione delle infrastrutture dei paesi sconfitti (ferrovie, strade, linee elettriche etc..) e al credito per la  ricostruzione delle imprese locali. Solo una quota andò a finanziare l’import di materie prime e manufatti provenienti dagli USA.
Chi scrive e ben consapevole che le due azioni avevano anche un fine politico strategico che andava ben oltre quello strettamente economico. Qui il discorso sarebbe infinito, rimane però incontrovertibile che quelle azioni ribaltarono il paradigma precedente che vedeva il paese politicamente o militarmente sconfitto costretto a pagare per i danni di guerra o nel migliore dei casi a trovare in piena solitudine la propria via allo sviluppo.
Ricordiamo tutti che nel 1919 la politica ottusa dei danni guerra voluta dalle potenze vincitrici portò la Germania al disastro e all’iperinflazione della Repubblica di Weimar (1923) cui seguirono le politiche di rigore che portarono a 6 milioni di disoccupati e all’ascesa di Hitler nel 33. (Importante sarebbe ricordare che tra l’iperinflazione e l’ascesa di Hitler accaddero la crisi del 29 e passarono 10 anni di politiche di rigore e di disoccupazione)
Rimane però evidente che gli Stati Uniti al termine di una guerra sanguinosa invece di obbligare gli sconfitti a sacrifici lacrime e sangue si misero ad agevolarne lo sviluppo garantendo con le proprie risorse il credito necessario alla ricostruzione. 
Non fu uno schema logico facile da far digerire all’interno del paese ed anche economicamente sarebbe stato impensabile se si fossero applicati gli schemi monetaristi che la UE a guida tedesca applica oggi alla zona Euro.
Il deficit pubblico degli Stati Uniti era aumentato in maniera esponenziale negli anni di guerra (+14,2% nel 1942 e +30,3% nel 43, +22,7% nel 44, +21,5% nel 45 e +7,2% nel 46). Eppure prevalse la politica espansiva, prevalse la logica del prestito senza garanzie (gratuito), prevalse la logica di scommettere sullo sviluppo futuro, di scommettere che i benefici dello sviluppo e della pace sarebbero stati di gran lunga superiori al rischio di un investimento senza garanzia alcuna.
Il piano Marshall che, con altro nome fu applicato anche in Giappone, accelerò enormemente l’uscita dalla crisi dei paesi sconfitti e permise loro di avviare un percorso politico ed economico virtuoso che mantenne la pace in Europa e nel mondo.
I due esempi dimostrano in maniera concreta che quando, in passato, lo stesso agire gratuito è stato realizzato a livello macroeconomico i benefici sono stati immensi. Sbaglia chi confina l’agire gratuito agli esempi, pur positivi, del microcredito.
Questa è la via maestra cui dovrebbe tendere l’Europa. Un grande piano “Marshall” Europeo per investire sul nostro futuro, finanziando le imprese europee, finanziando la ricerca, sviluppando le infrastrutture, creando ad esempio un sistema europeo basato sulle energie alternative e rinnovabili. Ci vuole un grande progetto di sviluppo attorno al quale coagulare le forze migliori e poi bisogna finanziarlo.
Nessuno si azzardi a dire che non è possibile perché non abbiamo “soldi”. Dalla fine del “golden standard” ad oggi la moneta non ha nessun valore intrinseco. La moneta è solo un mezzo per agevolare gli scambi e per agevolare il credito finalizzato a creare sviluppo.
Nel 45 gli Stati Uniti pur venendo da anni di guerra con grande aumento del rapporto debito/pil finanziarono i piani di sviluppo in Europa e Giappone. Nel ‘89 Kohl non si preoccupò di aumentare enormemente il deficit della Germania di Bonn per finanziare lo sviluppo della ex DDR.
La moneta e la creazione di moneta e di credito devono essere strumenti a supporto di politiche di sviluppo.
E necessario un grande progetto strategico e gli strumenti monetari possono realizzare concretamente a livello macroeconomico ciò che la Caritas in Veritate ha enunciato come principio.

martedì 10 settembre 2013

La Tobin TAX è illegale: A dirlo sono i Servizi Legali della UE

In questo piccolo Blog abbiamo sempre detto che la Tobin Tax applicata solo in alcuni paesi avrebbe affossato i mercati finanziari in maniera selettiva. Ma ovviamente Monti non aveva nemmeno il buon senso di un Bagnino di Riccione e nel furore di applicare ciò che la Merkel gli chiedeva ha creato anche la Tobin TAX italiana. 
Ora perfino i sevizi Legali della UE affermano la stessa cosa, con l'aggravante che ritengono sia anche una turbativa alla concorrenza. Perchè aggravante? 
Semplice il Nostro Monti è stato Commissario alla Concorrenza per 10 anni. Ma benedetto ragazzo si può essere il paladino della concorrenza e poi fare una legge che anche un bambino capisce che crea squilibri nella concorrenza tra paesi UE? 
Ma come è diventato presidente della Bocconi questo? 
Da WSI -
Il piano europeo di fissare una tassa sulle transazioni finanziare (FTT) è illegale. Secondo un documento finiti nella mani dell’agenzia Reuters, i servizi legali per gli Stati membri dell'Unione europea avrebbero fatto notare che l’imposizione di una tassazione flat su azioni, obbligazioni, derivati, pronti contro termine sarebbe da condannare in quanto "non compatibile con il trattato Ue e potrebbe alterare la concorrenza". I servizi legali hanno inoltre fatto notare che "va oltre la giurisdizione degli Stati membri per la tassazione secondo le norme del diritto consuetudinario internazionale". Il piano non è compatibile "con il trattato Ue" in quanto viola le competenze tributarie degli Stati membri non partecipanti", dice il documento ottenuto da Reuters. Una tassa sulle transazioni solo in alcuni Stati membri sarebbe anche "discriminatorio e rischia di portare a una distorsione della concorrenza a danno degli Stati membri non partecipanti" Al momento, sono undici i paesi che si sono detti favorevoli all’introduzione dell’Ftt, che, da una parte servirebbe a combattere la speculazione a breve termine nei mercati, dall’altra, spingerebbe le banche a ripianare una parte dei costi della crisi finanziaria. I detrattori avvertono che, un’operazione del genere, incoraggerebbe una fuoriuscita dai confini europei delle operazioni finanziarie mentre il Regno Unito si dice pronta a un'azione legale in caso di approvazione del piano (essendo tra i paesi non partecipanti).

domenica 25 agosto 2013

L'Italia non è una cicala, dal 1993 ad oggi ha il saldo primario più grande d'Europa

Da molto tempo su questo piccolo blog cerchiamo di spiegare le vere ragioni della crisi.
Più volte abbiamo ricordato che da anni l'Italia fa immani sacrifici ma che questi sacrifici sono vanificati da una politica monetaria UE assurda e contraria ai nostri interessi. Ora è uscito uno studio interessantissimo di Scenari Politici che dimostra quanto andiamo dicendo. Lo fanno con la fredda precisione dei numeri. Dati inoppugniabili che smentiscono le vuote parole di tanti politici e pessimi economisti (ad esempio Monti).
Cari amici leggete lo studio (servono solo 10 minuti). Altro che flagellarci in nome di una assurda austerità che uccide le nostre imprese per favorire i concorrenti tedeschi.
E' necessario che ci riappropiamo della possibilità di gestire la nostra politica economica!!!!!

Qui pubblichiamo un estratto, ma rimandiamo a Scenari Politici per leggere l'intero studio.

mercoledì 14 agosto 2013

Che tristezza la politica italica.

Sono in montagna e guardo un po' i telegiornali e leggo qualche giornale. Il dibattito prevalente è su temi di scarsissima rilevanza per il futuro del paese. Si legge qualche dato e si dice che la crisi è finita, spesso senza nemmeno sapere a cosa quel dato fa riferimento. In realtà la situazione per l'Italia rimane critica. Ma noi come i "capponi di Renzo" continuiamo a sbranarci su questioni secondarie mentre altri ci portano al macello. Lo ripeto, lo urlo: questa Italia ha bisogno di un Governo coeso che faccia valere le nostre ragioni in Europa. In particolare per cambiare la politica:
  1. della BCE che deve fare Qantitative Easing (Come USA, GB. Giappone e Svizzera)
  2. della UE e della BCE per cambiare la politica del credito (oggi estremamente penalizzante per le banche italiane e causa del terribile credit crunc che soffoca imprese e famiglie)
Tutto il resto sono chiacciere da bar o tentativi dell'una e dell'altra parte di portare qualche voto in più alle prossime, inutili elezioni.

I giochi veri cominceranno dopo le elezioni in Germania e non saranno i nostri "capponi" a condurli. Noi e loro li subiremo.

lunedì 5 agosto 2013

Fotovoltaico: Alla UE c'è un branco di burocrati pazzi (oppure venduti)

Un'altro esempio di autolesionismo Europeo. Mentre gli USA hanno messo dazi del 241% sui pannelli fotovoltaici cinesi, noi accettiamo il dunping cinese e facciamo morire le nostre imprese!
 
Ecco la presa di posizione del Presidente delle imprese fotovoltaiche italiane:

Roma, 5 ago. - (Adnkronos) - A fronte del fallimento di oltre 65 produttori di celle e moduli fotovoltaici in Europa e in Italia nell'ultimo anno e mezzo, l'atteggiamento della Commissione Ue sarebbe "inaccettabile" perché "anziché tutelare l'interesse dall'Unione e degli operatori che la rappresentano, ha manifestato tutto il proprio zelo verso chi, la Cina appunto, è stata capace di ribattere alle accuse e alle evidenze di dumping solamente con lo strumento della minaccia di ritorsioni commerciali''. Così Alessandro Cremonesi, presidente Ifi, il comitato delle Industrie Fotovoltaiche Italiane, commenta la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale Europea della Decisione della Commissione Ue in relazione al procedimento antidumping sulle importazioni di moduli fotovoltaici in silicio cristallino e relative componenti essenziali (celle e wafer) originari o provenienti dalla Repubblica popolare cinese. "Il prezzo offerto dai cinesi e accettato dalla Commissione, pari a 57 eurocents per watt - sottolinea Cremonesi - è quello che l'industria europea sostiene come costo delle materie prime e costi diretti e indiretti per la produzione dei moduli, cui vanno poi aggiunti i costi fissi, quelli di struttura e il trasporto". "In media - prosegue Cremonesi - tali costi aggiuntivi contano per circa altri 9-10 eurocents per watt sul costo del modulo, portando il costo totale dei moduli fabbricati in Europa e Italia a circa 67 eurocents per watt, senza prendere in considerazione alcun margine di profitto. Evidentemente ci troviamo ancora una volta dinnanzi a un prezzo di dumping nei confronti del quale nessun produttore europeo potrà competere''. ''Per quanto riguarda i volumi massimi di esportazione, fissati a 7 Gw/anno - continua Cremonesi - non tengono assolutamente in considerazione della compressione delle stime del mercato europeo, previste per i prossimi anni in forte calo a causa della sopraggiunta eliminazione o riduzione di meccanismi incentivanti, quali quelli venuti meno in Italia, l'abbassamento drastico di quelli tedeschi, l'instabilità di politica di supporto alle rinnovabili dimostrati da numerosi Paesi dell'est europeo. Con un valore massimo di esportazione consentito ai cinesi di 7 GW si finisce per offrire in mano ai cinesi il 100% del mercato europeo''. ''Ciò che più sconcerta l'industria nazionale ed europea di moduli fotovoltaici è -prosegue- che l'offerta di impegno avanzata dai cinesi sia stata esaminata dalla Commissione in un contesto differente rispetto a quello del periodo dell'inchiesta, e quindi legato ad un calo del livello di prezzo e di consumo sul mercato del'Unione." "Non è accettabile - aggiunge Cremonesi - che la Commissione non si sia resa conto che se c'è stato un calo nel livello di prezzi è proprio dovuto al fatto che l'industria europea per non chiudere le proprie fabbriche e mantenere al massimo il livello occupazionale abbia dovuto comprimere i propri margini fino a renderli prossimi allo zero, proprio per cercare di contrastare il dumping cinese e ritagliarsi quote di mercato da sopravvivenza". Per l'Ifi, tanto nella Decisione della Commissione, quanto nel Regolamento Esecutivo che ha istituito dazi provvisori a due aliquote, "la Commissione ha violato alcuni dei profili giuridici riguardanti la legislazione dell'Unione Europea in materia. Anche per questo, continueremo a lottare e a sostenere Eu Pro Sun, che già ha comunicato ufficialmente il ricorso alla Corte di Lussemburgo, per accertare eventuali responsabilità della Commissione a discapito delle nostre industrie''.