lunedì 5 agosto 2013

Fotovoltaico: Alla UE c'è un branco di burocrati pazzi (oppure venduti)

Un'altro esempio di autolesionismo Europeo. Mentre gli USA hanno messo dazi del 241% sui pannelli fotovoltaici cinesi, noi accettiamo il dunping cinese e facciamo morire le nostre imprese!
 
Ecco la presa di posizione del Presidente delle imprese fotovoltaiche italiane:

Roma, 5 ago. - (Adnkronos) - A fronte del fallimento di oltre 65 produttori di celle e moduli fotovoltaici in Europa e in Italia nell'ultimo anno e mezzo, l'atteggiamento della Commissione Ue sarebbe "inaccettabile" perché "anziché tutelare l'interesse dall'Unione e degli operatori che la rappresentano, ha manifestato tutto il proprio zelo verso chi, la Cina appunto, è stata capace di ribattere alle accuse e alle evidenze di dumping solamente con lo strumento della minaccia di ritorsioni commerciali''. Così Alessandro Cremonesi, presidente Ifi, il comitato delle Industrie Fotovoltaiche Italiane, commenta la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale Europea della Decisione della Commissione Ue in relazione al procedimento antidumping sulle importazioni di moduli fotovoltaici in silicio cristallino e relative componenti essenziali (celle e wafer) originari o provenienti dalla Repubblica popolare cinese. "Il prezzo offerto dai cinesi e accettato dalla Commissione, pari a 57 eurocents per watt - sottolinea Cremonesi - è quello che l'industria europea sostiene come costo delle materie prime e costi diretti e indiretti per la produzione dei moduli, cui vanno poi aggiunti i costi fissi, quelli di struttura e il trasporto". "In media - prosegue Cremonesi - tali costi aggiuntivi contano per circa altri 9-10 eurocents per watt sul costo del modulo, portando il costo totale dei moduli fabbricati in Europa e Italia a circa 67 eurocents per watt, senza prendere in considerazione alcun margine di profitto. Evidentemente ci troviamo ancora una volta dinnanzi a un prezzo di dumping nei confronti del quale nessun produttore europeo potrà competere''. ''Per quanto riguarda i volumi massimi di esportazione, fissati a 7 Gw/anno - continua Cremonesi - non tengono assolutamente in considerazione della compressione delle stime del mercato europeo, previste per i prossimi anni in forte calo a causa della sopraggiunta eliminazione o riduzione di meccanismi incentivanti, quali quelli venuti meno in Italia, l'abbassamento drastico di quelli tedeschi, l'instabilità di politica di supporto alle rinnovabili dimostrati da numerosi Paesi dell'est europeo. Con un valore massimo di esportazione consentito ai cinesi di 7 GW si finisce per offrire in mano ai cinesi il 100% del mercato europeo''. ''Ciò che più sconcerta l'industria nazionale ed europea di moduli fotovoltaici è -prosegue- che l'offerta di impegno avanzata dai cinesi sia stata esaminata dalla Commissione in un contesto differente rispetto a quello del periodo dell'inchiesta, e quindi legato ad un calo del livello di prezzo e di consumo sul mercato del'Unione." "Non è accettabile - aggiunge Cremonesi - che la Commissione non si sia resa conto che se c'è stato un calo nel livello di prezzi è proprio dovuto al fatto che l'industria europea per non chiudere le proprie fabbriche e mantenere al massimo il livello occupazionale abbia dovuto comprimere i propri margini fino a renderli prossimi allo zero, proprio per cercare di contrastare il dumping cinese e ritagliarsi quote di mercato da sopravvivenza". Per l'Ifi, tanto nella Decisione della Commissione, quanto nel Regolamento Esecutivo che ha istituito dazi provvisori a due aliquote, "la Commissione ha violato alcuni dei profili giuridici riguardanti la legislazione dell'Unione Europea in materia. Anche per questo, continueremo a lottare e a sostenere Eu Pro Sun, che già ha comunicato ufficialmente il ricorso alla Corte di Lussemburgo, per accertare eventuali responsabilità della Commissione a discapito delle nostre industrie''.

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