venerdì 2 settembre 2016

La politica economica italiana non dipende più dai nostri politici. indipendentemente dallo schieramento. Ecco la dimostrazione.

Le leve della  politica economica negli ultimi 20 anni non sono più in mano agli Italiani. La nostra economia è totalmente dipendente dal vincolo esterno. Nelle prossime righe, con i soliti numeri vi proverò che questo è vero. 
Ecco i numeri dal 1993 in poi:
  • Il Centro Sinistra ha governato l'Italia per 3646 giorni  (Renzi, Prodi, Letta, D’Alema, Amato).
  • Berlusconi ha governato per 3292 giorni. 
  • I governi Tecnici (Ciampi, Monti e Dini) hanno governato 1130 Giorni.

Tanti governi, con schieramenti molto diversi, ma nessun cambiamento della politica economica.

Negli ultimi 23 anni (la Seconda Repubblica)  abbiamo avuto 45,2% del tempo gestito da governi con premier del CSX (Prodi, Amato, D'Alema., Letta, Renzi ) e 40,8% del tempo con Governi di Berlusconi.  I Tecnici hanno governato per il 14% del tempo (Ciampi, Dini, Monti)

Non mi sembra che ci sia stato una differenza sostanziale nei risultati macro delle  politiche economiche dei due poli. Tutti appena arrivavano al potere promettevano grandi cambiamenti, e novità. Così Berlusconi, e allo stesso modo il PDS/Ulivo di Prodi.
Abbiamo avuto partiti completamente nuovi che prima non esistevano (Forza Italia, Lega, IDV, 5Stelle, Sel), o profondamente rinnovati PCI/PDS/PD .
Altri partiti storici sono completamente spariti DC, PSI, PRI, PLI, AN.

Non si può dire che la politica sia stata statica negli ultimi 20 anni, ma se andiamo a comparare l'andamento nel lungo termine della nostra produzione industriale. Vediamo che: 

La Produzione industriale Italiana (linea Rossa) è sempre cresciuta (periodi evidenziati in giallo) in modo uguale a quella tedesca al di fuori della moneta unica, mentre quella tedesca è decollata con lo SME e poi con l'Euro mentre l'Italia è collassata
  1. sostanzialmente è sempre cresciuta fino all'entrata nello SME, 
  2. è cominciata a decrescere nel periodo del Serpente Monetario Europeo (Cambi fissi con le altre valute della UE) . Mentre ala Germania continuava a crescere (fino al 92/93) 
  3. abbiamo ripreso a crescere al momento della uscita dallo SME (1993) 
  4. la Produzione industriale è cresciuta fino all'entrata nell'Euro (2000), 
  5. poi il disastro, all'inizio strisciante ( anche perchè nei primi anni l'Euro si svalutò verso il dollaro) poi dirompente dopo la crisi del 2007/2009. Con un calo della produzione industriale di oltre il 25%. Tassi di decrescita visti solo in tempo di guerra. Nello stesso tempo la produzione industriale tedesca esplodeva. 

Ora possiamo perpetrare il giochino televisivo del partito nuovo o del leader nuovo approfittando del fatto che la maggior parte della popolazione non ha memoria storica e tanto meno mette in relazione l'Economia con la storia. Quindi possiamo raccontare la favola dell'evasione fiscale  o dei costi della politica e spingere il malcontento verso questi obiettivi e su questo far leva, ma il gioco durerà poco (l'evasione c'era anche prima del 2.000 e lo stesso si può sostanzialmente dire per i costi della politica). Certo è doveroso ridurli e migliorare il sistema, ma questo dal punto di vista macroeconomico darà contributi quasi nulli all'economia (al massimo contribuirà ad un riequilibrio interno dei redditi). 

Con la caduta del muro i grandi ingranaggi della storia si sono rimessi in moto. Ora la nostra politica economica non dipende più da noi ma da un gruppo di burocrati che prendono ordini da Berlino.

Il vero spread che dovremmo studiare è l'indice della Produzione Industriale e il divario crescente con quella tedesca (oppure gli indici ella disoccupazione che poi sono la stessa cosa) .
La politica UE/BCE indipendentemente dai diversi governi italiani sta progressivamente distruggendo il nostro sistema industriale (agricoltura e servizi compresi) a vantaggio di quello tedesco. Gli indicatori storici sono evidentissimi e la crisi è tutt'altro che finita, stiamo assistendo in questi giorni a una timida stabilizzazione in attesa di ulteriori cali. 

L'unica vera exit stategy per lo sviluppo parte dalla consapevolezza che l'Italia è ancora un grande paese e i leader italiani devono ricominciare a far valere le nostre ragioni a livello internazionale con le opportune alleanze. Obiettivo è rinegoziare i trattati UE, Tutto il resto sono chiacchiere di breve durata.
Il alternativa i nostri “Vassalli” possono fare solo politiche economiche per redistribuire all’Interno tra i vari settori e le diverse classi di cittadini i sacrifici di una politica UE che favorisce solo il centro dell’Impero. Quindi sono e saranno governi (dal punto di vista economico) inutili. Semplici “vassalli” del nuovo Sacro Romano Impero chiamato UE.