domenica 29 dicembre 2013

Chiacchiere da Bar Sport: peccato che l'Economia non sia il Calcio

Una constatazione amara: la stragrande parte delle persone, anche quelle laureate (forse soprattutto quelle laureate) parla di economia con la stessa superficialità con la quale si parla di calcio al bar. Si legge qualche articolo di giornale, qualche dato qua e là e poi si pontifica. Se uno è di destra dà la colpa al sindacato, se di sinistra alla rendita e si chiede la patrimoniale. Tutti sia di destra che di sinistra addosso alla spesa pubblica e alla corruzione.
Che immense banalità!
Cito a memoria: negli ultimi 20 anni la tassazione sulla rendita finanziaria è passata da 0 poi al 12,5 poi al 20 e oggi al 22% poi i bolli e la Tobin Tax e tutto il resto per non parlare di IMU, coefficienti catastali quadrupicati. Il risultato: mercato finanziario tra i più asfittici del mondo e investitori che scappano a gambe levate, mercato immobiliare in crollo con tutto il corollario di disoccupazione e chiusure di aziende.
Per quanto riguarda la flessibilità del lavoro..... Abbiamo già una miriade di contratti che permettono di mantenere la flessibilità per i nuovi assunti per anni, io stesso li ho applicati. Il sindacato oggi è molto meno forte che 20 anni fa. E vogliamo parlare della legge sull'aumento dell'età pensionabile.....è la più rigorosa d'Europa. Eppure l'occupazione è in crollo verticale.
Spesa Pubblica: il Saldo Primario dell'Italia dal 93 ad oggi è stato di 740 Miliardi. Si proprio così, 20 anni di saldo primario dal 93 ad oggi escluso l'anno orribilis del 2009. Nessun paese in Europa ha saputo far meglio. (lo spiego per i non addetti ai lavori: il saldo primario è la differenza tra entrate dello stato (tasse) e tutte le uscite dello stato (amministrazione, sanità, esercito, scuola, giustizia, investimenti etc) escluso gli interessi. Quindi la spesa pubblica è stata costantemente ridotta per 20 anni con veri e propri crolli per la scuola o per la difesa. Il taglio alla spesa per la politica (1MLD) proposto da Renzi se applicato ridurrebbe la spesa pubblica annuale del 0.12%
Così non se ne esce.

martedì 24 dicembre 2013

Santo Natale

La luce dell'arte, la maestria di un pittore reggiano, il senso del bello: 
l'uomo se volge lo sguardo verso l'alto può realizzare grandi cose.
Natività - Antonio Allegri detto Il Correggio
Buon Natale

martedì 17 dicembre 2013

La priorità è sempre la stessa: bisogna cambiare la politica economica UE. Tutto il resto sono chiacchiere!

Questa settimana Renzi ha conquistato la scena. tutti ne parlano, tutti lo lodano, moltissimi si accodano. Complimenti sinceri al nuovo segretario del PD.
Ma nulla di sostanziale è cambiato per l'Italia e gli Italiani. Il vero macigno che ci trascina negli abissi è Bruxelles. Per riavviare lo sviluppo in Italia e ridare un futuro ai nostri giovani le cose da fare in estrema sintesi sono le seguenti:
- Cambiare lo statuto della BCE e riscriverle la sua mission rendendola simile alla FED degli Stati Uniti
- Cambiare i parametri del trattato di Maastricht e rendere possibili prolungate manovre espansive
- Rivedere completamente la politica UE in termini di import export verso Cina, India e altri paesi (chiedendo con forza strumenti bilaterali che permettano un riequilibrio delle nostre bilance commerciali).

La riduzione dei costi della politica proposto da Renzi (1 MLD) è lo 0,12% della nostra spesa pubblica. oppure è lo 1,17% della nostra spesa per interessi sul debito.
Intendiamoci, è giustissimo azzerare le Province e ridurre gli enti, ma se non affrontiamo i nodi veri la ripresa sarà solo una chimera.

Per affrontare i nodi della politica UE  i passaggi sono chiarissimi:

  1. Proporre alleanze a Spagna, Francia e altri paesi per trattare da un punto di forza con la Germania un cambiamento sostanziale dei trattati UE (minacciando la nostra uscita dall'Euro)
  2. Per rendere credibile la minaccia bisogna preparare (in segreto e insieme a Bankitalia) tutte le azioni per essere pronti a pilotare l'uscita dall'Euro (rete di salvataggio per le banche, chiarezza su tutti i passaggi da attuare nelle ore successive all'uscita..... un vero e proprio piano B preciso e definito nei minimi particolari) 
  3. Un patto di non belligeranza tra le maggiori forze politiche italiane (questo è essenziale, perchè dall'estero continueranno a far di tutto per indebolire la leadership italiana facendo leva sulle nostre divisioni interne) 
Senza di questo anche Renzi, come Ciampi, Prodi, Berlusconi, Dini,  Amato, D'Alema, Monti e Letta  si impantanerà nel disatro annunciato dell'Italia. Vorrei ricordare che il problema Italico non è il governo (dal 1993 abbiamo avuto 8 diversi presidenti del Consiglio, e il Centro Sinistra da solo o dentro governi istituzionali ha governato l'Italia per 3629 giorni, mentre Berlusconi ha governato solo, con il PDL o con la Lega Nord per 3292 giorni.
Quindi negli ultimi 20 anni abbiamo avuto 52,5% del tempo di governi gestiti con premier del CSX (Prodi, Amato, D'Alema., Letta) o con il CSX che sosteneva Governi del Presidente (Ciampi, Dini, Monti) e 47,5% del tempo con Governi di Berlusconi. 
Non mi sembra che ci sia stato una differenza sostanziale nei risultati macro delle  politiche economiche dei due poli. Tutti appena arrivavano al potere promettevano grandi cambiamenti, e novità. Così Berlusconi, così Bossi, e allo stesso modo il PDS/Ulivo di Prodi. Abbiamo avuto partiti completamente nuovi che prima non esistevano (Forza Italia, Lega, IDV, 5Stelle, Sel), o profondamente rinnovati PCI/PDS/PD (altri partiti storici sono completamente spariti DC, PSI, PRI, PLI, AN) 
Non si può dire che la politica sia stata statica negli ultimi 20 anni, ma se andiamo a comparare l'andamento nel lungo termine della nostra produzione industriale vediamo che sostanzialmente è sempre cresciuta fino all'entrata nello SME, poi è cominciata a decrescere. 
Abbiamo ripreso a crescere al momento della uscita dallo SME (1993) e la Produzione industriale è cresciuta fino all'entrata nell'Euro (2000), poi il disastro, all'inizio strisciante ( anche perchè nei primi anni l'Euro si svalutò verso il dollaro) poi dirompente dopo la crisi del 2007/2009. Con un calo della produzione industriale di oltre il 25%. Tassi di decrescita visti solo in tempo di guerra. Nello stesso tempo la produzione industriale tedesca esplodeva. 
Ora possiamo perpetrare il giochino televisivo del partito nuovo o del leader nuovo approfittando del fatto che la maggior parte della popolazione non ha memoria storica e tanto meno mette in relazione l'Economia con la storia. Quindi possiamo raccontare la favola dell'evasione fiscale  o dei costi della politica e spingere il malcontento verso questi obiettivi e su questo far leva, ma il gioco durerà poco (l'evasione c'era anche prima del 2.000 e lo stesso si può sostanzialmente dire per i costi della politica). Certo è doveroso ridurli e migliorare il sistema, ma questo dal punto di vista macroeconomico darà contributi quasi nulli all'economia (al massimo contribuirà ad un riequilibrio interno dei redditi). 
Con la caduta del muro i grandi ingranaggi della storia si sono rimessi in moto. Ora la nostra politica economica non dipende più da noi ma da un gruppo di burocrati che prendono ordini da Berlino. Il vero spread che dovremmo studiare è l'indice della Produzione Industriale e il divario crescente con quella tedesca. La politica UE/BCE indipendentemente dai diversi governi italiani sta progressivamente distruggendo il nostro sistema industriale (agricoltura e servizi compresi) a vantaggio di quello tedesco. Gli indicatori storici sono evidentissimi e la crisi è tutt'altro che finita, stiamo assistendo in questi giorni a una timida stabilizzazione in attesa di ulteriori cali. 
L'unica vera exit stategy per lo sviluppo parte dalla consapevolezza che l'Italia è ancora un grande paese e i leader italiani devono ricominciare a far valere le nostre ragioni a livello internazionale con le opportune alleanze. Obiettivo è rinegoziare i trattati UE, Tutto il resto sono chiacchiere di breve durata.


lunedì 9 dicembre 2013

La protesta degli autotrasportatori: se non violenta è assolutamente legittima

L'Italia sta vivendo una crisi epocale, ben lontana dalla sua fine. In questi anni i sindacati ufficiali, molto attenti alla politica e poco alle dinamiche reali del mondo del lavoro, hanno perso quote di aderenti sempre maggiori.
Per questo bisogna seguire con attenzione la protesta di oggi degli autotrasportatori e del mondo agricolo. Bollarla come una protesta di violenti o peggio di infiltrati mafiosi sarebbe sbagliatissimo. La condanna per la violenza di qualche gruppuscolo è totale, ma i problemi che la protesta fa emergere sono reali.
A questi problemi va data una risposta concreta.