martedì 27 giugno 2017

L'emigrazione dei nostri giovani migliori è un delitto per il futuro dell'Italia

Italia regala il bene più prezioso a Germania e Inghilterra. Ecco i numeri del disastro.

La preparazione di un Ingegnere o un medico italiano costa circa 300.000 Euro (stato + famiglia) . Quella di un diplomato circa 150.000 Euro. E’ l’investimento più alto per una famiglia e per lo stato. 

E’ l’investimento sul nostro futuro.

La settimana scorsa i Consulenti del Lavoro hanno pubblicato un ottimo rapporto dal quale si evince che “Un esercito di 509.000 connazionali si è cancellato dall'anagrafe per trasferirsi all'estero per motivi di lavoro nel periodo 2008-2016”.


Una ricerca sulle emigrazioni stima che oltre il 60% degli italiani che emigrano sono diplomati o laureati. I primi tre paesi verso cui i nostri connazionali si dirigono sono nell'ordine Germania, Inghilterra e Francia.

Stimiamo per difetto che i laureati italiani emigrati siano 120.000 e che i diplomati siano 185.000 con un rapido calcolo è possibile stimare che negli ultimi 8 anni l’Italia abbia “regalato” o meglio trasferito all’estero un investimento di circa 64 Miliardi di Euro. 
Il numero di per se è già enorme, ma non è nulla se consideriamo che stiamo letteralmente regalando all’estero il nostro futuro. 
 Nel 21° secolo lo sviluppo di una nazione dipende soprattutto dalla sua capacità di innovare e di gestire la complessità. Quale futuro può avere un paese che spesso vede i suoi giovani migliori portare all'estero idee, imprenditorialità, capacità di lavoro.
 Su cosa costruiremo l’Italia del domani? La costruiremo sui pensionati e le loro badanti? La costruiremo sui giovani senegalesi e nigeriani che servono per ridurre di qualche euro il costo del lavoro dequalificato? Pensiamo veramente sia possibile fare concorrenza sul prezzo a cinesi e indiani?

Per tanti anni ho diretto un centro che specializzava i migliori diplomati e laureati e li collocava nelle imprese, soprattutto emiliane e lombarde. Studiavamo i loro percorsi dopo anni di lavoro: spesso diventavano gli elementi portanti delle aziende dove erano stati inseriti. Fino a 10 anni fa ci preoccupavamo di attirare da altre regioni e dall’estero giovani con un ottimo CV universitario per specializzarli e inserirli nel nostro tessuto produttivo. Ho personalmente organizzato percorsi di integrazione con le Università Inglesi, ma l’obiettivo era mandarli all’estero per qualche mese per acquisire ulteriori conoscenze, che poi avrebbero portato qui nelle nostre imprese meccaniche, alimentari o dell’abbigliamento.

Smettere di offrire ai nostri giovani diplomati e laureati un percorso di lavoro in Italia è l’errore più grande che il nostro paese possa compiere. Stiamo letteralmente svendendo il nostro futuro insieme ai nostri giovani, ai nostri figli e nipoti.

Per invertire il processo non servono ridicoli incentivi per il “rimpatrio dei cervelli”.

Servono:

la fine dell’austerità imposta da una UE a guida tedesca che tratta l’Italia come un paese satellite da cui attingere subforniture e ora, anche ottimi lavoratori della mente;
far ripartire il credito alle PMI;
una politica industriale;
forti investimenti in innovazione di prodotto e di processo.

Questa deve essere la nostra Linea del Piave. Se la UE non ci permette di fare queste azioni, allora questa UE (per al quale ho lavorato tanto) diventa un vecchio arnese inutile.


26 Giugno 2017

Primo Gonzaga

Bibliografia



lunedì 29 maggio 2017

GLI SQUILIBRI NEL MONDO SONO REALI: non è sostenibile un sistema con nazioni che importano sempre e paesi che esportano sempre

In economia come in natura c'è una legge che si chiama "equilibrio nel lungo temine"

Le fratture che emergono ora tra USA, Germania e China non riflettono differenze di leadership come molti commentatori superficiali tendono ad evidenziare, ma sono il frutto di squilibri di lungo e lunghissimo temine tra i paesi più importanti del mondo. Squilibri talmente imponenti e di lunghissimo periodo per i quali urge una correzione o almeno l'inversione della tendenza.


La Germania dagli anni settanta è esportatore netto. 
Tale andamento si è ulteriormente amplificato dal 2000 con l'entrata nell'Euro.
Per la Cina invece lo sviluppo impetuoso dell'Export con conseguente immenso saldo commerciale positivo è avvenuto negli ultimi 20 anni

La Cina aderì al WTO nel Dicembre 2001 da allora il suo saldo commerciale è esploso. 


Alla fine però, avendo 2 grandi paesi che esportano sempre,  ovviamente ci vuole anche chi importa sempre. La funzione di grande compratore e sostenitore dell'economia mondiale negli ultimi decenni l'hanno svolta gli Stati Uniti che dal 1971 (fine della convertibilità del $ in oro) sono diventati importatori netti.

Il saldo commerciale USA. Sempre costantemente negativo dagli anni 70



E' innegabile che vi sia uno squilibrio di proporzioni gigantesche e che tale squilibrio non è sostenibile ancora a lungo. I grandi del mondo possono incolparsi a vicenda, la Merkel o Trump possono risultare più o meno antipatici, ma tutto questo non cambia il problema (per i media Obama era più simpatico di Trump ma la sua amministrazione ha bastonato sia la VW che DeutscheBank con multe miliardarie).

Ora negli Stati Uniti è andato al potere un Presidente che rappresenta maggiormente i grandi produttori e la classe media americana, cioè quella parte di US più penalizzata dall'Import. E' quindi del tutto legittimo che nei vari consessi internazionali si ponga tale problema. Stabilire chi ha ragione è del tutto inutile. Il problema c'era prima di Trump e se non si risolve ci sarà dopo Trump in termini ancor più drammatici.

Gli scenari possibili:

  1. una nuova Bretton Wood che ridefinisca un ordine mondiale Monetario/Commerciale con regole il più possibile condivise
  2. un incremento dei conflitti con politiche Monetarie / Commerciali capaci di scardinare anche l'ordine politico mondiale (le poste in gioco sono altissime). 
E' di gran lunga preferibile la soluzione 1 ma per raggiungerla senza disastri economici e politici è necessario che il riequilibrio avvenga  attraverso manovre espansive dei mercati interni Cinese e Tedesco . In altre parole bisogna che la Cina e soprattutto la Germania adottino politiche di investimento e di crescita dei salari in modo che il mercato interno di quei paesi assorba il surplus di merci prodotto. Se al contrario si continuerà ad adottare una politica mercantilista. Lo scontro sarà inevitabile. 






venerdì 26 maggio 2017

Investire nelle energie alternative. La vera sfida della UE.

Parto da una notizia di ieri: 


"Tesla inizia la vendita delle tegole solari per la produzione di energia dal sole". 





Jeremy Rifkin ha già abbondantemente spiegato come funzionerà il mondo del futuro. L'energia elettrica sarà prodotta in modo distribuito. Ciascuna casa, ciascuna impresa produrrà una parte di energia. E’ il ribaltamento dell'attuale concetto di grandi centrali dove produrre elettricità e poi reti di distribuzione. Insomma dal top down al bottom up. 
Tutto questo potrà cambiare veramente il mondo. Non è solo questione di inquinamento ma anche e soprattutto di geopolitica: Oggi le guerre si fanno per il controllo dell'energia. Quando tutti produrranno energia il paradigma cambierà. 
 
Da molto tempo scrivo che l'Europa dovrebbe fare un grande piano di investimento per la ricerca, la produzione, l'installazione di sistemi di produzione di energia rinnovabile. 
 
Questo permetterebbe di raggiungere tre obiettivi:
  1. ridurre la dipendenza energetica della UE
  2. far ripartire l’economia e con essa l’occupazione 
  3. usare la tecnologia per migliorare il mondo e lasciare un ambiente migliore ai nostri  figli.
La Banca Centrale Europea da 2 anni crea 80/60 Miliardi di Euro ogni mese per comprare obbligazioni.  Perché non usare lo stesso sistema per finanziare un grande piano di investimenti per rilanciare l’industria europea delle rinnovabili?
 
Questa è la strada. 
Qualcuno mi dirà che questo creerebbe inflazione. E’ la grande balla che la finanza utilizza per evitare che gli investimenti vadano a vantaggio di gran parte della popolazione e non di poche grandi famiglie. 
Gli amici mi chiedono sempre: c’è un limite alla creazione di moneta da parte di uno stato? 
Si. Il limite è la piena occupazione. Quando si arriva a un tasso di disoccupazione del 2/3% bisogna interrompere la “stampa di moneta” .  Siamo lontanissimi da questo obiettivo. 
 
L’altra ragione che gli scettici ripetono: nessuno lo ha mai fatto.  Non è vero, gli esempi sono moltissimi e applicati  nei  grandi paesi occidentali. Ad esempio lo ha fatto Roosevelt con il famoso New Deal, o lo sta facendo in questi anni  il Giappone che finanzia la ricostruzione post tzunami (20.000 morti e tante centrali atomiche da fermare e sostituire). A questo deve servire la UE. Altrimenti dopo anni di lacrime e stridori di denti imploderà. 
 
E’ necessario un grande piano di investimenti pari al 3/4% del Pil annuale per molti anni. La tecnologia c’è, i milioni di giovani disoccupati non aspettano altro. Questa è l’alternativa. 
 
Per chi vuole approfondire Tesla: Solar roof