Questa crisi è ben diversa dalle altre, non è una congiuntura momentanea, è uno tsunami che ha cause che vengono da lontano, sia storicamente che territorialmente. Noi Italiani, pur non avendone colpe, la subiamo e ne siamo colpiti come mai negli ultimi 60 anni. Il primo passo da fare per affrontarla è comprenderne la gravità e ammettere che molte cose cambieranno in modo sostanziale.
Tutti parlano di crescere; proviamo ad individuare i fattori che limitano lo sviluppo del nostro paese e poi impostiamo il cambiamento.
Il World Economic Forum di Ginevra, nel suo rapporto 2012/2013 sulla competitività mondiale, ha elaborato una serie di indicatori oggettivi per misurare la posizione di ciascun paese. l’Italia, nel complesso, è al 42° posto su 144 paesi, ma il rapporto è la somma di tanti indicatori: ad esempio ci sono tre sottoindici che fotografano la situazione italiana per quanto riguarda il quadro delle regole e il peso della burocrazia. Qui figuriamo rispettivamente al 131° al 139° e persino al 142° posto. Terzultimi al mondo. Imprese e famiglie si scontrano ogni giorno con la macchina burocratica a livello locale e nazionale. Tutto questo appesantisce enormemente l’economia, toglie competitività al nostro sistema. Frena la crescita.
La proposta: cominciamo a togliere procedure, formulari da riempire, adempimenti assurdi cui far fronte, duplicazioni di documenti tra uffici di enti pubblici diversi. Togliere, abolire, ridurre adempimenti inutili o ridondanti per semplificare la vita sia a imprese e famiglie che alla stessa macchina pubblica; rifiutare la logica del “si è sempre fatto così” o del “non è possibile perché il documento è richiesto da un altro ente” etc ; perché c’è sempre qualcuno che richiede il documento, e c’è sempre qualche regola che prescrive di presentare documenti e certificati. Tutto questo ci ha portati ad essere 142° al mondo. E’ ora di cambiare.
Come fare: prendiamo uno dei migliori dirigenti pubblici già in organico in qualche ministero e lo nominiamo Responsabile della Lotta alla Burocrazia, con pieni poteri per proporre ed attuare la semplificazione amministrativa. Il Funzionario prescelto dovrebbe rispondere direttamente al Primo Ministro che deve fissare gli obiettivi concreti da raggiungere . Chi conosce le organizzazioni complesse sa che per affrontare e risolvere un problema bisogna individuare un responsabile (non dieci, non un gruppo) e questa persona deve avere l’appoggio e la fiducia delle massime autorità dell’ente cui appartiene, che dovranno supportarlo per rimuovere gli ostacoli che i vari uffici ovviamente porranno. Mentre scrivo sento già le obiezioni: “ma non dipende dall'Italia, molte norme sono UE” e ancora “ le competenze sono frammentate tra uffici e istituzioni diverse”, “i sistemi informativi non sono compatibili” e poi quando tutte le obiezioni saranno finite, l’ultima scusa cui aggrapparsi: “non abbiamo abbastanza personale”. E’ ora di cambiare. Noi Italiani possiamo dare il buon esempio per le cose che dipendono da noi e urlare a livello UE perché il cambiamento arrivi anche lì. (un piccolo aneddoto personale per far capire a quali assurdità siamo arrivati: nel 86/87, quando ho iniziato a fare progetti con i Fondi CEE per la formazione c'era un unico formulario nella CEE tradotto in 9 lingue. Noi compilavamo quello in Italiano e lo inviavamo al Ministero del Lavoro o alla nostra regione. Bene. Oggi ci sono centinaia di format diversi, almeno uno per provincia e molti per le regioni, con sistemi informativi diversi. La delega della formazione alle regioni e poi alle provincie ha causato la moltiplicazione dei formulari e delle richieste di informazioni. Mentre i fondi erogati negli ultimi anni sono diminuiti, sono aumentate le carte da presentare, i dati da fornire, in maniera esponenziale! Il risultato è evidentre: negli enti di formazione è aumentato il personale amministrativo e sono calati i formatori. Negli enti locali sono aumentati in maniera enorme i controllori (formali). Alla fine si è realizzato un sitema sempre più formale e meno sostanziale e per di più lentissimo, dove la UE paga in ritardo, i bandi non escono, le Regioni restituiscono risorse.)
L'italia e la UE meritano di meglio!
L’appello è rivolto a chi vincerà le elezioni. Individuate in fretta la persona adatta, e possibilmente affiancatelo da un gruppo di cittadini/imprenditori, affinché sia supportato e spronato a disboscare la foresta pietrificata della burocrazia.
Ogni punto che guadagneremo nel ranking internazionale ci servirà a creare sviluppo, a creare posti di lavoro e chi porterà avanti l’opera avrà la gratitudine di cittadini e imprese.