L'ha annunciato il numero uno dell'azienda Tim Cook all'emmittente televisiva Nbc: "Abbiamo lavorato per anni per produrre sempre di più negli Stati Uniti, succederà nel 2013, ne siamo molto fieri. Saranno investiti oltre 100 milioni di dollari".
Una notizia che ha il sapore del patriottismo più puro, visto che lo stesso ad della Apple ha dichiarato che l'azienda fondata da Steve Jobs è da sempre consapevole del ruolo che ha nell'economia del Paese e desidera impegnarsi per dare il proprio contributo all'occupazione. "Stimiamo di avere creato oltre 600mila nuovi posti di lavoro", ha aggiunto Cook.
L'aziende della mela morsicata trasferì le manifatture in Asia alla fine degli anni Novanta e da allora la produzione dei gioielli della tecnologia hanno l'etichetta "made in China". Ma il 2013 è l'anno del cambio epocale, Apple tornerà a esibire la bandiera a stelle e strisce.
Sempre più spesso alcuni amici mi dicono che per i nostri figli non c'è speranza in Italia, e che devono prepararsi di andarsene. Chi si azzarda a dire che questa scelta la può fare il singolo, ma non un'intera generazione di giovani, viene tacitato come retrogrado e incapace di pensare "globale". Personalmente credo che uno stato debba fare di tutto per trattenere i migliori perchè nell'era della tecnologia sono le intelligenze a fare la differenza. Per questo l'Italia che non ha grandi multinazionali, ma cluster di PMI deve avere politiche industriali per sostenere i settori più innovativi e favorire lo sviluppo dei distretti di imprese. Per questo il divieto di "aiuti di stato" tanto cari a Monti che ne fu il paladino sono una iattura per un paese come l'Italia e per questo, la notizia di APPLE che inverte il flusso degli investimenti deve fare riflttere. Un paese deve continare a produrre anche al proprio interno. Se delocalizzi tutto, alla fine perdi la tua identità. Servono nuove politiche industriali. A questo dovrebbero servire i fondi UE, non ad accrescere la burocrazia.
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