IL rapporto del World economic Forum per quanto riguarda la voce Facilità di accedere al credito (Ease of access to loans) pone l'Italia al 126° posto su 144 paesi del mondo.
La CGIA di Mestre lo ha calcolato e nel rapporto uscito il 17 settembre si evidenzia che
"il costo del denaro in Italia, sul totale delle consistenze in essere, ha raggiunto un tasso medio del 3,71%: nessun altro Paese tra i nostri principali concorrenti economici ha registrato una percentuale così alta.
In Spagna, ad esempio, il tasso medio ha raggiunto il 3,67%, in Germania il 3,51% e in Francia il 3,20%.
Gli effetti economici di questa situazione sono presto quantificabili. Se alle nostre imprese fosse applicato lo stesso tasso medio che “grava” sulle aziende tedesche (3,51%), il risparmio per il nostro sistema imprenditoriale sarebbe pari a 1,75 miliardi di euro. Se, invece, fosse pari a quello applicato alle aziende francesi (3,20%), le nostre imprese risparmierebbero addirittura 4,48 miliardi di euro."
La combinazione dei problemi strutturali e degli alti tassi di interesse affossano le nostre imprese che nella competizione internazionale partono già con un grande handicap. Possiamo lavorare di più, possiamo essere più creativi, ma le inefficienze e la zavorra dei tassi ci rende tutto molto più difficile.
Quello che ho fatto è un esempio per affermare 3 cose:
- dobbiamo combattere per eliminare le inefficienze esterne al sistema delle PMI a livello locale;
- l'impatto delle variabili macro sulla produttività delle imprese è immenso, bisogna rendersene conto e chiedere alla Politica di intervenire anche a livello di regole nazionali e comunitarie;
- la competitività si gioca anche sui tavoli di Bruxelles e dobbiamo trattare duramente in sede UE/BCE per far valere i nostri diritti. Una comunità deve valere nei due sensi: dare ma anche avere.
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