giovedì 26 novembre 2015

Collegamento tra Guerra ed Economia:

IL deficit in rapporto al PIL degli Stati Uniti dal 1900 al 2010
Oggi a pranzo parlavamo della stupidità dell'uomo e di quanto sia ancora arretrata l'economia. Il grafico che vedete sopra ne è la dimostrazione più lampante. Il grafico rappresenta la storia di 110 anni della spesa pubblica Americana; ebbene i due periodi in cui il deficit pubblico è letteralmente esploso sono gli anni delle 2 guerre mondiali. Durante la I e soprattutto la II guerra mondiale gli Stati Uniti hanno incrementato le spese per armamenti in maniera esponenziale e le hanno finanziate esclusivamente creando debito pubblico. (deficit pubblici del 15%, 20%  o addirittura del 30% all'anno).

Oggi non mi soffermo su approfondite analisi economiche, che pure andrebbero fatte analizzando questi dati, ma sottolineo soltanto la stupidità umana che non riesce a concepire il deficit per finanziare scuole, ospedali, sistemi di irrigazione, nuove tecnologie, etc..ma che poi non ha freni se deve produrre armi in quantità industriale, se deve finanziare ricerche per creare nuove bombe e nuovi missili.

Chi conosce le basi della macroeconomia sa che il problema non è mai il debito, non è mai il deficit di uno stato o di una azienda, ma è il rapporto tra quel debito (e quel deficit)  e la capacità di ripagarlo. Ora, è intuitivo che, senza investimenti non c'è sviluppo, questo vale per una azienda o per uno stato.  Quindi, per rilanciare lo sviluppo dell'Europa o di qualsiasi stato, è necessario, prima investire (e a livello aggregato non è possibile fare investimenti senza fare debito pubblico o privato che sia).

Ora la domanda è: nel 21° secolo l'uomo avrà capito che si può investire su tecnologie  positive anche il 10% o il 15% del PIL e che se queste generano sviluppo la crisi finirà  o, ancora una volta, per uscire dalla crisi economica che ci attanaglia si creerà un'altra guerra per giustificare  un ammontare pari al  30% del PIL per costruire sistemi d'arma atti solo a distruggere milioni di persone?

La seconda domanda, più di tipo economico, è: come hanno fatto gli Stati Uniti a non fallire come la Grecia, nonostante deficit monumentali protratti nel tempo? Come faceva il mondo economico a resistere con deficit pubblici  superiori al 20% annuo? Dove era la regola aurea di Bruxelles del 3% massimo di deficit annuo? Perchè per centinaia di anni nessuno stato ha mai messo in costituzione il pareggio di bilancio?


NB: Specifico che ho fatto l'esempio degli USA solo perchè lì è più facile reperire dati certi..... ma non è che il resto del modo sia molto diverso......anzi in genere è stato peggio!






giovedì 29 ottobre 2015

LE FRODI GALATTICHE DEI 2 CAMPIONI TEDESCHI: Oggi DB ha annunciato il taglio di 35.000 dipendenti.


La caduta dei MIti tedeschi: Volkswagen è (ormai era) la più grande casa automobilistica del mondo. Deutsche Bank è la più grande banca d'Europa e una delle più grandi del mondo. In due mesi sono crollati i due miti teutonici più importanti. Ma hanno entrambi un'altro grande problema. I disastri sono stati causati da frodi, truffe, imbrogli di livello impressionante. 














Di Volkwagen si sa tutto, di DB quasi nulla perchè la stampa nostrana ed europea la ignora..


E' stata condannata 2 volte dalla UE e dalla SEC Americana e il Senato Americano nel suo studio sulle cause della crisi del 2008 gli ha dedicato l'onore di uno studio di 60 pagine dal titolo:
INVESTMENT BANK ABUSES: CASE STUDY OF GOLDMAN SACHS AND DEUTSCHE BANK 
in cui si descrivono minuziosamente tutte le sue malefatte. Cliccando potete andare al documento originale. Di DB si parla da da pagina 318 a pag 374



Il disastro di BMPS è nulla se lo rapportiamo a Deutsche Bank. 



martedì 27 ottobre 2015

La ragione vera dei grandi fallimenti del sistema cooperativo emiliano.


E’ notizia di ieri l’ultimo fallimento di una grande cooperativa edile. E’ l’ennesima crisi di una importante cooperativa del sistema emiliano, che tra fallimenti, concordati fallimentari e crisi aziendali conclamate sta espellendo migliaia di persone e distruggendo i patrimoni di decine di miglia di soci “prestatori”. Ora gli amici del sistema Coop continueranno a dire che sono casi singoli, i detrattori che il sistema della cooperazione è inefficiente e troppo legato alla politica. Non mi interessa entrare in queste diatribe. Certo quando una azienda fallisce dietro ci sono anche errori gestionali e inefficienze, ma quando è un intero sistema forse è giunta l’ora di porsi domande più serie.


Andiamo al cuore del problema:

  1. Le COOP lavorano quasi esclusivamente per il mercato interno. Vorrei far riflettere i nostri politici (molti dei quali provenienti dal sistema cooperativo siedono oggi sui banchi del governo) che la gran parte delle produzioni di beni e servizi prodotti dal sistema cooperativo sono venduti sul mercato interno. Del tutto residuale è la produzione esportata. La stragrande maggioranza delle coop opera nel settore edile, nei servizi (alle persone e alle aziende) e nella distribuzione commerciale. 
  2. La politica di austerità della UE a guida tedesca ha distrutto il mercato interno Italiano. In conseguenza di ciò, tutti settori in cui operano le Coop hanno sofferto e continuano a soffrire in maniera immensa a causa delle politiche di austerità che la UE ha imposto all’Europa dall’introduzione prima dello SME e poi dell’Euro. Tutte le statistiche e tutti gli indicatori macroeconomi indicano che i trend di sviluppo in cui l’Italia era inserita si sono prima attenuati con l’introduzione dello SME (Sistema Monetario Europeo)e poi si sono invertiti, diventando drammaticamente negativi dal 2.000 in poi.
  3. Tutti gli attori privati e cooperativi presenti nei settori trainati dal “mercato interno” sono entrati in crisi, ovviamente il settore cooperativo, quasi esclusivamente legato al mercato interno è quello che ha sofferto di più di questa situazione.
  4. Ora piccoli politici e assessoruncoli privi di cultura economica si scambieranno accuse strumentali. Altri chiederanno la difesa dei posti di lavoro (già meglio, ma non sufficiente). Tutto questo chiacchiericcio servirà solo a coprire il vero problema: la UE e l’Italia devono far ripartire il mercato interno. 
  5.  E’ necessario una radicale cambiamento della politica economica UE  e di quella italiana. E’ necessario un grande piano di sviluppo, un grande piano “Marshall Europeo” che faccia ripartire i mercati interni dei paesi UE. Un grande piano che ad esempio potrebbe mettere al centro investimenti nel settore delle energie rinnovabili, nella conservazione e messa in sicurezza ambientale e i servizi alla persona a cominciare dalla scuola.
  6. Le ricadute di un tale piano andrebbero su tutti (imprese private e cooperative e soprattutto a beneficiarne sarebbe l’occupazione)
  7. Alcuni industriali, proprietari di imprese che esportano 80/90% del loro fatturato penseranno che sono pazzo: certo anche io potrei fare decine di esempi di aziende emiliane che esportano e che guadagnano, ma nessun sistema economica può reggersi solo sull’Export, (nemmeno quello tedesco). Il motivo è semplice, per esportare sempre ci vogliono altri paesi che importano sempre e questo viola una legge fisica fondamentale: l’equilibrio dei mercati nel lungo termine, ciò che funziona per la singola impresa non può funzionare per uno stato. 
  8. In conclusione, se vogliamo sistemare il settore edile, la distribuzione commerciale, i servizi interni dobbiamo riformare i trattati UE (abolire Maastricht, riformulare lo statuto della BCE, abolire lo stupidissimo e inapplicabile Fiscal Compact) o come estrema conseguenza uscire dall’Euro. Altrimenti fra qualche mese staremo qui a dolerci per un altro fallimento e miglia di posti di lavoro persi.



martedì 6 ottobre 2015

Austerità e la deflazione portarono al potere Hitler nel 33'. L'inflazione termino 10 anni prima.

Fu l'Austerità e la deflazione a portare al potere Hitler nel 33'
* Pubblicato su 24Emilia il 25 Luglio 2014

Non c’è alcuna correlazione tra l’iperinflazione in Germania e l’ascesa di Hitler. E' importante conoscere la storia per evitare gli stessi errori.

La storia della Germania dal '23 al '33 ha un'importanza fondamentale per capire e risolvere anche l’attuale situazione economica della Ue, ripercorriamola nei suoi momenti cruciali:
  1. L’Iperinflazione terminò nel 1923 quando l’allora cancelliere Gustav Stresemann introdusse (15 novembre 1923) una nuova moneta, ilRentenmark, al posto delle vecchie banconote con tagli da 100 bilioni di Marchi. Nel giro di un anno la fiducia verso la nuova moneta ritornò e la situazione fu totalmente stabilizzata a partire dal gennaio 1924. Da allora nacque la famosa fobia dei tedeschi verso l’inflazione e si incorse nell’errore contrario di vietare tassativamente la stampa di moneta per nessuna ragione;
  2. La crisi del ‘29 colse la Germania impreparata e con strumenti di politica economica assolutamente non adeguati (ricordo che la crisi del ‘29 fu principalmente una grande crisi del credito, con conseguente mancanza di moneta); 
  3. La crisi del 29 portò ad una fortissima deflazione in Germania (vedi grafico sotto) che toccò punte di -8 % e -10% nel '31 e '32. Il tutto portò ad un drammatico cedimento del Pil tedesco (circa -20% in 3 anni);
  4. Mentre l’inflazione scendeva e la scarsità di moneta e di credito strozzava l’economia tedesca i governi che si alternavano continuavano a vietare qualsiasi manovra espansiva per paura dell’inflazione di 10 anni prima;
  5. La recessione, la mancanza di manovre anticicliche e la mancanza di moneta e credito nel ’30, ’31 e ’32 portarono ad una crisi mostruosa con chiusure di imprese e licenziamenti in massa. Una delle ultime manovre dei governi democratici fu quella di ridurre o azzerare i sussidi ai disoccupati (sempre per paura di riavviare l’inflazione);
  6. In quel contesto i governi cadevano a ripetizione e in 2 anni furono fatte 3 elezioni anticipate. Ad ogni elezione il partito di Hitler si rafforzava e nel 1933 (con un paese stremato e 6 milioni di disoccupati disperati) i Nationalsozialistische Deutsche Arbeiterparte (Nazisti presieduti da Hitler) raggiunsero il 43% (maggioranza relativa) dei voti e il vecchio presidente Hindemburg fu costretto a chiamare Hitler a formare il governo. La depressione e la disoccupazione misero le premesse per la dittatura, non l’inflazione finita 10 anni prima;
  7. Poi Hitler, preso il potere, approvò un piano geniale dell’allora presidente della Bundesbank, il banchiere ebreo Hjalmar Schacht. Il piano concorse in modo fondamentale a riassorbire la disoccupazione e a consolidare la popolarità di Hitler (sic!), ma non bisogna confondere l’economia di Shacht con le tesi politiche aberranti di Hitler.
Il banchiere si inventò un certificato di credito (chiamato Mefo). I Mefo erano un circolante parallelo garantito dallo Stato tedesco, che il grande pubblico non vedeva e dunque privo di effetti psicologici, con cui la BundesBank pagava le imprese per sostenere le commesse pubbliche. In seguito Schacht (che fu processato a Norimberga e ritenuto non colpevole) spiegò d'aver pensato che, “se la recessione manteneva inutilizzato lavoro, officine, materie prime, doveva esserci anche del capitale parimenti inutilizzato nelle casse delle imprese; i suoi effetti Mefo non avrebbero fatto che mobilitare quei fondi dormienti. In realtà erano proprio i fondi a mancare nelle casse, non l'energia, la voglia di lavorare, la capacità attiva del popolo” (su questa storia esiste un bellissimo articolo di Stefano Sylos Labini che già molti anni fa riprese l’idea e la rilanciò come contributo per risolvere la crisi evidenziando gli aspetti economici/monetari che sono assolutamente distinti dalle teorie politiche di Hitler).

Schacht di fatto aveva creato moneta e con questa moneta aveva riavviato il ciclo positivo dell’economia (in quel periodo fu avviato un gigantesco piano per la costruzione di autostrade e altre infrastrutture e per l’edilizia popolare). In seguito Hitler utilizzò la rinata forza dell’economia tedesca per produrre armi e munizioni che portò al disastro della II Guerra Mondiale, di questo sì che bisogna avere paura.

Ora ci ritroviamo nella stessa situazione:
  • depressione economica (in Italia la produzione industriale dal 2008 è calata del 25%);
  • disoccupazione che in Spagna è al 25% e in Italia è in costante crescita;
  • imprese che chiudono e interi pezzi dell’economia che rischiano di scomparire per sempre.
In queste condizioni la Ue dovrebbe attivare risorse (qualcuno li chiama Eurobond ma ci torneremo) per riavviare il ciclo virtuoso e riportare produzione industriale e occupazione vicino al loro corretto potenziale. 
La mia preghiera è di attivare ora tutti gli strumenti macroeconomici per riavviare il ciclo. Facciamolo subito sotto il controllo di governi democratici che indirizzino le risorse verso una economia di pace. Evitiamo che la depressione e la disoccupazione ricreino le condizioni per la dittatura. L’intelligenza dell’uomo e l’economia vanno utilizzati per favorire l’occupazione e la democrazia. Ricreiamo le premesse per un’Europa che cresce. 

Usiamo la storia in modo corretto, non usiamo lo spauracchio della Repubblica di Weimar per ostacolare manovre di sviluppo.

La storia ci dice che l’inflazione finì nel 1923 mentre nel '32 l’inflazione era -10% mentre la disoccupazione era di 6 milioni di persone. Lo ripeto fino alla noia. Questi sono i dati reali su cui basare la storia e su cui riflettere per uscire dal dramma della crisi della Ue di oggi. La politica delle grandi democrazie riprenda il sopravvento.

NB: La mia condanna per il Nazismo e le sue aberrazioni è totale e questo articolo ha il solo fine di spiegare manovre monetarie che la storia ha voluto fossero attuate proprio in Germania, Paese ora egemone della Ue. Naturalmente il mio intento è assolutamente contrario: utilizzare macroeconomia e moneta per evitare governi dittatoriali. 

martedì 15 settembre 2015

Il futuro dell'Economia Mondiale in base ai flussi finanziari elaborati dalla BRI


Per chi vuole capire veramente. (attenzione per capire serve tempo e interesse).

Sotto trovate i link agli articoli in pdf in Italiano, con tutti i dati e i grafici di riferimento.

La vulnerabilità delle economie emergenti

giovedì 3 settembre 2015

Un consiglio disinteressato a tutti gli imprenditori.

Il 99% delle persone credono ancora che l'economia dipende dal costo del lavoro, dalla disponibilità di materie prime e e dalla capacità imprenditoriale (in sintesi dalla produttività). 
Questo vale per singole imprese o per l'economia nel lunghissimo periodo! 
Nel breve periodo (quando breve sono anche alcuni anni) l'economia la gestiscono i banchieri centrali e il sistema bancario. 

Mi permetto di dare un consiglio spassionato a tutti gli imprenditori (piccoli e grandi): fate un corso di finanza di base e cercate di capire i cicli economici. 


Poi decidete in quale punto del ciclo vi collocate e dove si colloca la vostra azienda. Perderete molti meno soldi e forse riuscirete anche a salvare o far crescere, la vostra azienda.

venerdì 29 maggio 2015

IL Debito/PIL degli altri. USA, UK, Giappone. Non stanno meglio di noi, ma hanno la loro moneta e non falliscono!

Debito/PIL USA 
Parliamo di debito pubblico in percentuale del PIL. Lo sapevate che gli USA hanno superato la fatidica quota 100% ? O che l'Inghilterra ha raddoppiato il deb/PIL in 5 anni? O che il Giappone ha un debito/PIL molto superiore alla Grecia?




Debito/PIL Inglese
Ecco il debito di Sua Maestà











E finiamo con una immagine del super debito del Giappone.
Perchè il Giappone non fa default come la Grecia? Perchè l'Inghilterra e il Giappone pagano tassi di interesse sul debito inferiori ai nostri?





Semplice, hanno il debito denominato nella loro moneta e le loro Banche Centrali seguono politiche in linea con l'interesse nazionale. Gli Stati Uniti poi hanno tutto questo e in più, in virtù della loro forza detengono la moneta (il dollaro) usata per tutti gli scambi commerciali e delle materie prime del mondo. 





venerdì 22 maggio 2015

Bretton Woods e l'influenza delle monete sulla guerra e sulla pace.

Ieri George Soros uno dei più importanti finanzieri del mondo durante una importante conferenza della Banca Mondiale a Bretton Woods ha parlato senza mezzi termini del pericolo di una III Guerra Mondiale. Perché lo ha fatto? Cosa centra la finanza con la guerra? Cosa centrano le monete e perché hanno tanta influenza sul mondo da poter causare una guerra planetaria? Perché noi Italiani ed Emiliani dobbiamo tornare ad occuparcene?
Figura 1 George Soros
Per capire quanto le variabili monetarie siano importanti per il destino degli uomini bisogna fare un passo indietro.
Nel Luglio 44, un mese dopo lo sbarco in Normandia e a guerra ancora in corso le grandi potenze alleate (URSS e Cina comprese), ormai sicure del successo, proprio a Bretton Woods ridisegnarono l’economia del mondo. Ne uscì una economia mondiale “dollaro centrica”. La valuta USA diventava l’unica valuta con cui pagare le materie prime e di fatto, la moneta del mondo. Tutte le altre monete dovevano essere convertibili in dollari e le Banche Centrali dovevano mantenere tassi di cambio stabili con il dollaro. Il dollaro a sua volta era l’unica moneta che  manteneva la piena convertibilità in oro.

Figura 2 I delegati dei paesi Alleati a Bretton Woods



Figura 3 Delegazioni a Bretton Woods - Luglio 44

Gli accordi di Bretton Woods portarono anche alla creazione del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e alla Banca Mondiale per lo Sviluppo Economico.

Inoltre si misero le basi per la regolamentazione dei commerci internazionali (in seguito meglio definiti con gli accordi GATT e poi WTO).







Nel 1971 Nixon decretò unilateralmente la fine della piena convertibilità del Dollaro in oro e di fatto riavvio la libera fluttuazione delle monete.

C’è un grafico che più di tante parole evidenzia l’importanza di questi due fatti

 
Figura 4 Saldo della Bilancia Commerciale USA: fino al 71 sempre in pareggio,
dal 1971 sempre in disavanzo.


Il Grafico dimostra come l’import/export degli Stati uniti fosse sostanzialmente rimasto in pareggio fino al 1971, poi, da quando il dollaro viene sganciato dall’oro, gli USA iniziano ad importare sempre di più. Come fa un paese per 45 anni ad avere il saldo sempre negativo. Per tutti i paesi del mondo questo è impossibile. Lo squilibrio può essere solo temporaneo. Ma lo strumento con cui regolare gli scambi è la moneta. La moneta per regolare gli scambi più importanti (quelli di materie prime) è il dollaro. Se ad esempio il Giappone importa petrolio deve poi compensare esportando computer o automobili. Tutte le compensazioni avvengono in moneta. Quindi per tutti i paesi è necessario vendere merci per acquisire dollari e poi utilizzare dollari per pagare le materie prime. Questo vale per tutti, ad esempio per il Giappone, per l’Europa, per la Cina e la Russia etc. Ma non vale per gli Stati Uniti che possono stampare indefinitamente dollari non avendo più alcun vincolo di convertibilità con l’oro. 
Di fatto gli Stati Uniti hanno compensato per 45 anni consecutivi il loro disavanzo commerciale “stampando” (accreditando) dollari. Alcuni grandi paesi, come Russia e Cina stanno mettendo in discussione questo sistema.

Ritorniamo a Soros e la sua drammatica dichiarazione.

Negli ultimi anni il sistema economico internazionale ha subito una crisi in tutto analoga al 29. Una crisi prima bancaria/finanziaria, nata in USA e poi sviluppata soprattutto nei sistemi bancari Inglese e Tedesco (si avete capito bene, nell’area Euro soprattutto nelle Banche Tedesche) e poi trasferita all’economia reale di USA ed Europa è stata parzialmente riassorbita in Inghilterra, Stati Uniti e Giappone attraverso la creazione di moneta e la contemporanea svalutazione del $ dello Yen e della Sterlina. Contemporaneamente grandi paesi come la Cina hanno dovuto compensare il calo del surplus commerciale estero spingendo tutte le leve per far crescere il mercato interno. Ma la Cina ha fame di energia e materie prime per le quali è carente e soffre sempre di più l’obbligo di doversi approvvigionare di dollari e poi, solo con la valuta americana acquisire petrolio o ferro etc.

In sintesi George Soros, proprio a Bretton Woods, e proprio nel consesso della Banca Mondiale ha suggerito che altri paesi, tra cui la CINA, possano essere ammessi ad un paniere internazionale di monete con cui effettuare gli scambi di materie prime. Sarebbe la fine del sistema Dollaro centrico.
L’alternativa è un susseguirsi di tensioni sempre più forti tra paesi (ad esempio Cina e Russia) che non accettano più un sistema tutto americano. Tensioni talmente gravi da rischiare la pace del mondo (la guerra in Ucraina è le tensioni su petrolio e Rublo sono solo un “piccolo” esempio di cosa ci potrebbe aspettare).   Per Soros solo una grande riforma, in questo senso permetterebbe di mantenere la pace mondiale, un grande sacrificio per gli Stati Uniti per mantenere un bene superiore. Soros però non è certo l'uomo più imparziale, anzi, è utile però per capire di cosa parlano i grandi finanzieri. 

A causa dello spazio e per evitare un lungo trattato illeggibile ai più ho dovuto semplificare, ma vorrei attirare l’attenzione sull'importanza della moneta e delle norme internazionali che la regolano e l’impatto sullo sviluppo dei popoli e in alcuni casi perfino sul mantenimento del bene superiore della pace.

E’ auspicabile che questo tema così importante torni al centro del dibattito politico inutilmente impegnato a rincorrere riforme, che forse produrranno effetti fra 20 anni e in alcuni casi (vedi Governo Monti) si rivelano dei boomerang su tutti i fronti: debito, occupazione, pensioni.


Saldo commerciale ER sempre in attivo per 20anni
L’Italia e l’Emilia in particolare hanno una economia basata sull’inter scambio con l’estero. 

Per noi, per le nostre aziende, per i nostri figli e il loro benessere, L’Europa e l’Euro hanno avuto lo stesso impatto che il dollaro ha avuto su Russia e Cina, ma per 20 anni non ne abbiamo compreso la vera dimensione. 





E’ ora che gli intellettuali di questo paese ricomincino a ripensare il modello Eurocentrico. E’ ora che i temi della moneta e delle regole che definiscono l’interscambio con l’estero (sono le due facce della stessa medaglia) diventino centrali nel dibattito sullo sviluppo economico. 







lunedì 27 aprile 2015

Non c'è correlazione tra aumento del debito pubblico e tassi di interesse.

A noi Italiani è stato raccontato che il problema principale è il debito pubblico. Che siamo troppo indebitati e per questo dobbiamo aumentare le tasse e ridurre i servizi pubblici, altrimenti i tassi di interesse aumentano e lo stato fallisce (detto default all'inglese che fa più fico). Come sempre i numeri spiegano più di mille parole. Gli Stati Uniti, hanno superato il 100% di rapporto tra debito pubblico/PIL (GDP per i soliti economisti che sanno l'inglese). Ma mentre il debito cresceva i tassi di interesse scendevano. Ecco i due grafici dal 1980 ad oggi.
Rapporto Debito/PIL USA dal 1980 ad oggi.
E ora forniamo per lo stesso periodo il livello dei tassi di interesse. Miracolo, sono sempre scesi e oggi con il debito ai massimi sono a zero. Perchè?

Tasso di interesse USA dal 1980 ad oggi

Semplice. Perchè la Banca Centrale, la FED si sta ricomprando il suo debito. Attraverso il QE che non è altro che un modo elegante per dire che lo stato stampa moneta. 

L'altro miracolo è che in questi anni l'inflazione  (ricordate lo spauracchio di Monti) è sistematicamente scesa.

Tasso di inflazione USA dal 1980 al 2015

Tutto questo dipende dall'uso della moneta che gli Stati Uniti attuano e che il Governo Italiano 
non può più utilizzare causa:
  1. il divieto di acquisto di BTP da parte dell a Banca D'Italia fatto con una circolare dall'allora Ministro Andreatta
  2. la devoluzione completa dei poteri sulla moneta fatta con il trattato di Maastricht
Per tutto questo lo stato Italiano oggi è impossibilitato a gestire una delle variabili più importanti per il funzionamento della propria economia. 

Cina riduce dell'1% la riserva obbligatoria delle banche

Cina riduce dell'1% la riserva obbligatoria delle banche. Di fatto è il più grande segale espansivo fatto dalla Banca Centrale Cinese dal 2008


lunedì 13 aprile 2015

L'economia mondiale continua ad essere stagnante

L'economia mondiale continua ad essere stagnante: l'indice che misura il costo dei noli marittimi è sempre sui minimi di sempre. Questo conferma la difficoltà dei commerci mondiali e quindi la difficoltà per paesi esportatori come è l'Italia di rilanciare il PIL solo confidando sull'Export.

L'indice che misura il costo dei noli marittimi delle navi portacontainer di tutto il mondo. Meno è la richiesta di trasporto e minore è il costo. Dopo un massimo nel 2008, ora siamo al di sotto dei livelli della crisi del 2009.

venerdì 10 aprile 2015

Italia: sempre tra i primi tra i grandi paesi nella classifica di Bloomberg sull'efficienza del sistema sanitario.

L'ITALIA E' UN GRANDE PAESE
Quando lo capiremo avremo risolto metà dei nostri problemi: un esempio siamo sempre tra i primi nella classifica di Bloomberg come sistema sanitario (se consideriamo i grandi paesi e non le due città stato che ci superano di poco)
La classifica di Bloomberg


mercoledì 18 febbraio 2015

Tutti i miei articoli pubblicati su 24MILIA

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EUROZONA