venerdì 22 novembre 2013

Reggiane: dal passato il futuro dei giovani di Reggio

(Pubblicato su IL Resto del Carlino)

Le gru costruite dalle Reggiane (7000 T. di Portata ciacuna) che equipaggiano la nave officina Micoperi/SAIPEN
La priorità, per quelli della mia generazione, è dare un futuro ai nostri giovani. Creare le opportunità di lavoro perché possano realizzare le loro aspirazioni personali e sociali.  L’occasione della mostra sulle Reggiane, realizzata  in uno dei vecchi padiglioni della storica officina, ci stimola a riflettere sulla nostra storia industriale per cogliere qualche spunto per il futuro della nostra città.
La storia delle Reggiane si è intrecciata per oltre 100 anni con l’evoluzione economica di Reggio. Qui vorremmo evidenziare l’importanza dell’azienda come motore: 
1) di innovazione,
2) di sviluppo dell’imprenditorialità diffusa.
L’innovazione
Negli anni 30 e 40 le Reggiane producevano aerei che, all’epoca, erano all’avanguardia mondiale sia per l’aerodinamica che per la parte motoristica. Nel dopoguerra le Reggiane si specializzarono nella costruzione di grandi impianti quali i dissalatori e le gru portuali. Anche nel campo delle gru, Reggiane raggiunse eccellenze mondiali. Ricordiamo qui le gru porta-container che anche oggi  operano in tutti i porti italiani e che allora vennero esportate persino in Germania, nel grande porto di Amburgo. Eccellenze da guiness dei primati, visto che le gru più grandi del mondo che oggi equipaggiano la nave officina Micoperi/Saipem 7000 sono state interamente progettate e realizzate dalle Reggiane. Negli anni 80, solo il settore progettazione-ricerca-sviluppo  occupava oltre 70 persone. Tutti tecnici e ingegneri di primissimo livello.
Scuola di impresa
I reggiani sono imprenditori nati, ma la voglia di rischiare e di mettersi in gioco non basta, servono conoscenze di prodotti e materiali, capacità di progettazione e di produzione. Nel dopoguerra molti tecnici e operai che avevano appreso nella grande impresa le tecniche per costruire motori e componenti meccaniche, si misero in proprio fondando imprese che poi ebbero successo e su cui si fondò negli anni 60 e 70 il grande sviluppo economico di Reggio.  Alcune di queste aziende e i loro imprenditori/fondatori sono oggi leader a livello nazionale e mondiale e ora occupano nella nostra città migliaia di dipendenti.


Qual è l’insegnamento che si può trarre dalla grande storia delle Reggiane e dall’osmosi tra la grande azienda, le persone e la società civile reggiana?
Lo sviluppo economico è legato alla presenza sul territorio di grandi aziende che lavorano e competono a livello internazionale.
L’innovazione necessita di investimenti importanti. Solo dimensioni significative permettono di mantenere nel tempo uffici studi e progettazione, centri di ricerca precompetitiva e ricerca applicata con decine o centinaia di persone impiegate stabilmente a progettare il nuovo.
Le imprese che occupano centinaia (o migliaia)  di persone di cui una grande percentuale sono tecnici molto preparati creano le basi per una diffusione su ampia scala delle conoscenze tecnologiche e di marketing.

Tutto questo è il terreno in cui nascono gli spin-off aziendali: dipendenti delle grandi imprese che decidono di mettersi in proprio, che a loro volta creano aziende e occupazione. Così nascono i distretti economici che sono la base della ricchezza tipicamente emiliana.
Basta parlare del passato. Reggio ha le potenzialità per guardare al futuro. Abbiamo ottime scuole,  e università e una percentuale elevatissima dei nostri giovani sono diplomati e laureati. Molti di loro hanno partecipato ai programmi Erasmus e Leonado da Vinci ed hanno fatto lunghi soggiorni all’estero. Parlano inglese e conoscono la cultura di altri paesi.  Nell’economia del 2000 le competenze delle persone sono più importanti delle riserve di petrolio o delle miniere di ferro e carbone. Avere giovani aperti al mondo, è la base per sviluppare prodotti e per un marketing di successo.

Cosa deve fare Reggio?
-          Valorizzare le grandi imprese già presenti e attirare qui altre imprese internazionali .
-          Favorire lo sviluppo e l’insediamento di imprese ad alto valore aggiunto che desiderino collocare a Reggio il loro “cervello”, i centri di ricerca e sviluppo, gli uffici marketing, i sistemi informativi.

Come farlo:
-          Sviluppando una “cultura” amica delle imprese, con zero burocrazia, con incentivi concreti per l’insediamento di nuove imprese o l’ampliamento di quelle esistenti, con piani regolatori incentivanti, con un sistema del credito che favorisca chi si radica sul territorio, con le parti sociali che collaborino per aumentare in tutti i modi la produttività dell’intero sistema.

Dobbiamo lavorare per mantenere qui i nostri giovani, le loro competenze e la loro voglia di innovare. Questa è la sfida. L’obiettivo è realizzare a Reggio “5 Nuove Reggiane” e dar vita a 5 nuovi distretti e 200 piccole imprese.

Per farlo però bisognerà osare.

(continua)

La nave Officina Saipen 7000 con le due Gru da 7000 t. ciascuna,
realizzate da Officine Reggiane


NOTA PERSONALE: al termine dell'articolo sul Resto del Carlino vengo definito "Economista". E' un refuso, io avevo chiesto semplicemente di essere citato come curatore delBlog "CREARE SVILUPPO". Non sono un economista nè intendo in alcun modo darlo a pensare, fra l'altro non amo la categoria degli economisti ufficiali che spesso hanno cavalcato teorie errate e del tutto contrarie alla maggioranza delle imprese e dei cittadini italiani. Il mio profilo è quello che appare sulla sinistra del blog e il mio CV ufficiale si trova su Linkedin. 

3 commenti:

  1. La storia delle Reggiane coincide con la storia della Città. Bisognerebbe inserire 2 ore di spiegazione sulle Officine Reggiane dal 1904 al 2006 all'interno dei programmi di storia nelle scuole superiori di Reggio. Proprieta privata e proprietà pubblica, lotte sindacali, ma anche grande cooperazione, innovazione, leaderschip, battaglie per la sopravvivenza, Guerre, bombardamenti, sabotaggi e piano Marshal,.
    Le Reggiane hanno visto tutto e di più.
    Un vecchio dipendente.

    RispondiElimina
  2. Tutti parlano, ma pochi hanno la voglia di mettersi in gioco e pochissimi fanno proposte concrete.
    Qui bisogna cambiare veramente. I giovani devo darsi da fare anche loro ed osare in prima persona!

    RispondiElimina
  3. chi conosce questo imprenditore?

    http://www.tizianomotti.com/

    RispondiElimina