(Pubblicato su IL Resto del Carlino)
Le gru costruite dalle Reggiane (7000 T. di Portata ciacuna) che equipaggiano la nave officina Micoperi/SAIPEN |
La storia delle Reggiane si è intrecciata per oltre 100 anni
con l’evoluzione economica di Reggio. Qui vorremmo evidenziare l’importanza
dell’azienda come motore:
1) di innovazione,
2) di sviluppo dell’imprenditorialità diffusa.
L’innovazione 1) di innovazione,
2) di sviluppo dell’imprenditorialità diffusa.
Negli
anni 30 e 40 le Reggiane producevano aerei che, all’epoca, erano
all’avanguardia mondiale sia per l’aerodinamica che per la parte motoristica.
Nel dopoguerra le Reggiane si specializzarono nella costruzione di grandi
impianti quali i dissalatori e le gru portuali. Anche nel campo delle gru,
Reggiane raggiunse eccellenze mondiali. Ricordiamo qui le gru porta-container
che anche oggi operano in tutti i porti
italiani e che allora vennero esportate persino in Germania, nel grande porto
di Amburgo. Eccellenze da guiness dei primati, visto che le gru più grandi del
mondo che oggi equipaggiano la nave officina Micoperi/Saipem 7000 sono state
interamente progettate e realizzate dalle Reggiane. Negli anni 80, solo il
settore progettazione-ricerca-sviluppo
occupava oltre 70 persone. Tutti tecnici e ingegneri di primissimo
livello.
Scuola di impresa
Scuola di impresa
I
reggiani sono imprenditori nati, ma la voglia di rischiare e di mettersi in
gioco non basta, servono conoscenze di prodotti e materiali, capacità di
progettazione e di produzione. Nel dopoguerra molti tecnici e operai che
avevano appreso nella grande impresa le tecniche per costruire motori e
componenti meccaniche, si misero in proprio fondando imprese che poi ebbero
successo e su cui si fondò negli anni 60 e 70 il grande sviluppo economico di
Reggio. Alcune di queste aziende e i
loro imprenditori/fondatori sono oggi leader a livello nazionale e mondiale e ora
occupano nella nostra città migliaia di dipendenti.
Qual
è l’insegnamento che si può trarre dalla grande storia delle Reggiane e dall’osmosi
tra la grande azienda, le persone e la società civile reggiana?
Lo sviluppo economico è legato alla presenza sul territorio di grandi aziende che lavorano e competono a livello internazionale.
L’innovazione necessita di investimenti importanti. Solo dimensioni significative permettono di mantenere nel tempo uffici studi e progettazione, centri di ricerca precompetitiva e ricerca applicata con decine o centinaia di persone impiegate stabilmente a progettare il nuovo.
Le imprese che occupano centinaia (o migliaia) di persone di cui una grande percentuale sono tecnici molto preparati creano le basi per una diffusione su ampia scala delle conoscenze tecnologiche e di marketing.
Lo sviluppo economico è legato alla presenza sul territorio di grandi aziende che lavorano e competono a livello internazionale.
L’innovazione necessita di investimenti importanti. Solo dimensioni significative permettono di mantenere nel tempo uffici studi e progettazione, centri di ricerca precompetitiva e ricerca applicata con decine o centinaia di persone impiegate stabilmente a progettare il nuovo.
Le imprese che occupano centinaia (o migliaia) di persone di cui una grande percentuale sono tecnici molto preparati creano le basi per una diffusione su ampia scala delle conoscenze tecnologiche e di marketing.
Tutto questo è il terreno in cui nascono gli spin-off
aziendali: dipendenti delle grandi imprese che decidono di mettersi in proprio,
che a loro volta creano aziende e occupazione. Così nascono i distretti
economici che sono la base della ricchezza tipicamente emiliana.
Basta parlare del passato. Reggio ha le potenzialità per
guardare al futuro. Abbiamo ottime scuole,
e università e una percentuale elevatissima dei nostri giovani sono
diplomati e laureati. Molti di loro hanno partecipato ai programmi Erasmus e
Leonado da Vinci ed hanno fatto lunghi soggiorni all’estero. Parlano inglese e
conoscono la cultura di altri paesi.
Nell’economia del 2000 le competenze delle persone sono più importanti
delle riserve di petrolio o delle miniere di ferro e carbone. Avere giovani
aperti al mondo, è la base per sviluppare prodotti e per un marketing di
successo.
Cosa deve fare Reggio?
-
Valorizzare le grandi imprese già presenti e attirare
qui altre imprese internazionali .
-
Favorire lo sviluppo e l’insediamento di imprese ad
alto valore aggiunto che desiderino collocare a Reggio il loro “cervello”, i
centri di ricerca e sviluppo, gli uffici marketing, i sistemi informativi.
Come farlo:
-
Sviluppando una “cultura” amica delle imprese, con
zero burocrazia, con incentivi concreti per l’insediamento di nuove imprese o
l’ampliamento di quelle esistenti, con piani regolatori incentivanti, con un
sistema del credito che favorisca chi si radica sul territorio, con le parti
sociali che collaborino per aumentare in tutti i modi la produttività
dell’intero sistema.
Dobbiamo lavorare per mantenere qui i nostri giovani, le loro
competenze e la loro voglia di innovare. Questa è la sfida. L’obiettivo è
realizzare a Reggio “5 Nuove Reggiane” e dar vita a 5 nuovi distretti e 200
piccole imprese.
Per farlo però bisognerà osare.
(continua)
La storia delle Reggiane coincide con la storia della Città. Bisognerebbe inserire 2 ore di spiegazione sulle Officine Reggiane dal 1904 al 2006 all'interno dei programmi di storia nelle scuole superiori di Reggio. Proprieta privata e proprietà pubblica, lotte sindacali, ma anche grande cooperazione, innovazione, leaderschip, battaglie per la sopravvivenza, Guerre, bombardamenti, sabotaggi e piano Marshal,.
RispondiEliminaLe Reggiane hanno visto tutto e di più.
Un vecchio dipendente.
Tutti parlano, ma pochi hanno la voglia di mettersi in gioco e pochissimi fanno proposte concrete.
RispondiEliminaQui bisogna cambiare veramente. I giovani devo darsi da fare anche loro ed osare in prima persona!
chi conosce questo imprenditore?
RispondiEliminahttp://www.tizianomotti.com/